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Manu Martin, uno dei tre allenatori del duo quasi imbattibile in avvio di 2023, racconta alcune delle ragioni alla base dei loro successi. “I risultati – dice – sono all’occhio di tutti: ciò che non si vede è un ambiente di lavoro ideale”. Nemmeno lui era convinto della scelta dei due di giocare insieme, ma ha dovuto ricredersi
di Marco Caldara | 04 maggio 2023
Nel dizionario 2023 di Agustin Tapia e Arturo Coello esiste una sola parola: vittoria. L’argentino e lo spagnolo si sono regalati un avvio di stagione difficile persino da immaginare, con sei titoli (su sei) nei tornei del World Padel Tour e una sola sconfitta, in semifinale nel Major di Doha del circuito Premier Padel. Vuol dire che hanno mancato proprio l’appuntamento più importante, ma sono stati praticamente perfetti – e quasi sempre inavvicinabili – in tutti gli altri, dominando in sei paesi e tre continenti diversi. La ricetta? Lunghissima di ingredienti, perché per eccellere come gli sta riuscendo deve funzionare tutto a meraviglia, non solo in campo ma anche nel rapporto umano fuori, fondamentale nel padel di oggi che obbliga i compagni a stare insieme trenta (e più) settimane all’anno.
Da questo punto di vista, i due non potrebbero chiedere di meglio. Vanno d’accordo perché sono molto simili: due ragazzi tutto sommato semplici, senza troppi grilli per la testa, con il solo grande obiettivo (ormai a un passo: potrebbero riuscirci già al prossimo torneo) di diventare la coppia numero uno al mondo. “Al di là dei risultati sportivi che sono agli occhi di tutti – ha detto Manu Martin, uno dei tre allenatori al seguito della coppia nonché l’ultimo arrivato sulla loro panchina –, la cosa che funziona meglio è un ambiente di lavoro ideale. Era difficile credere che potessero ottenere da subito dei risultati simili, ma la serenità del rapporto fa miracoli. Non potrebbe andare meglio”.
E pensare che quando è arrivata la notizia della loro unione, erano in molti a storcere il naso. Martin compreso. “Io – dice ancora il coach – lavoravo con Arturo già prima che scegliesse Tapia, e se fossi stato in lui avrei proseguito ancora un po’ a fianco di Belasteguin. Mi pareva un cambio un po’ affrettato, una decisione coraggiosa. Sapevo che potevano essere molto competitivi, ma entrambi avevano sempre giocato a fianco di un leader, di un giocatore molto più esperto di loro. Ma parlando con Arturo emergeva il suo desiderio di giocare a fianco a Tapia, e Tapia diceva lo stesso di Coello. Quando due giocatori hanno tutta questa voglia di competere insieme e di costruire un progetto a medio-lungo termine, è giusto che lo facciano”.
Le qualità di Tapia erano già note a tutti da un pezzo, quelle di Coello diventano ogni torneo più evidenti. “Arturo – continua Manu Martin – lavora animato da un solo desiderio: diventare il più forte di tutti. Ha uno spirito competitivo che ho visto in pochi giocatori: è uno squalo, un predatore. La sua progressione mi ha sempre sorpreso: ha cambiato tanti compagni e da ognuno di loro ha assorbito qualcosa, come una spugna. È un gran lavoratore, ha coscienza del suo percorso ed esige molto da sé stesso”.
In questo avvio di stagione, condizionato in parte dalle ripetute assenze dei numeri uno Ale Galan e Juan Lebron, gli avversari più credibili del duo Coello/Tapia sono stati Franco Stupaczuk e Martin Di Nenno, gli unici capaci di vincere contro di loro due set nella stessa partita. “Sono una grandissima coppia – continua Martin –, che in determinate condizioni di gioco diventano veramente difficili da battere. Come in Qatar: giorno dopo giorno i campi diventavano sempre più lenti, così Arturo e Agustin si sono trovati costretti a giocare senza alcune delle loro principali armi. Ma quella partita ci è servita: abbiamo capito quali accorgimenti adottare in determinate condizioni”. Si è visto in Belgio, dove in condizioni tutt’altro che rapide la finale (proprio contro i “Superpibes”) ha dato comunque ragione ai due giovani.
“Coello e Tapia hanno uno schema di gioco molto chiaro: provare a chiudere lo scambio entro tre colpi. Contro Di Nenno/Stupaczuk è più complesso, perché la ragnatela difensiva impostata da Di Nenno, unita alla velocità e alla facilità di gioco di Stupaczuk, è difficile da contrastare. Il sistema di gioco delle coppie avversarie è fondato sul provare a bloccare il piano tattico estremamente aggressivo di Arturo e Agustin. A volte, perciò, è importante fermarsi e valutare come si muovono gli avversari, ed eventualmente modificare leggermente alcune cose. È ciò che stiamo provando a fare, cercando però di proporre sempre un padel molto offensivo”. Quello che sin qui ha funzionato a meraviglia.
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