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Paula Josemaria, dalla biochimica al numero uno del mondo

Terminati gli studi di biochimica, a metà 2018 Paula Josemaria ha deciso di darsi tre anni per dedicarsi al cento per cento al padel. Gliene è servito uno solo in più per diventare numero uno della classifica mondiale insieme ad Ari Sanchez, mettendo fine al dominio di Salazar/Triay. Un sorpasso destinato a durare

di | 07 ottobre 2022

È un periodo di grandi cambiamenti per il padel internazionale. Nel maschile stanno saltando una dopo l’altra quasi tutte le coppie di alto livello (anche Belasteguin e Coello non giocheranno insieme nel 2023, col secondo atteso da Tapia che dovrebbe quindi rompere con Sanyo Gutierrez), mentre a livello femminile è appena cambiata la coppia in testa al ranking, con Ari Sanchez e Paula Josemaria che hanno meritatamente soffiato la leadership a Gemma Triay e Alejandra Salazar.

Un sorpasso che pareva impensabile solo qualche mese fa, quando le due, capaci di vincere sette dei primi undici tornei stagionali, parevano inavvicinabili. Invece, dopo la pausa estiva la musica è cambiata completamente: Gemma e Ale non hanno ritrovato la stessa brillantezza della prima metà dell’anno e le avversarie ne hanno approfittato alla grandissima, con quattro titoli consecutivi e una striscia di venti vittorie di fila (interrotta solo nella finale dell’Open di Amsterdam) che ha garantito loro il sorpasso.

Un risultato che molti legano soprattutto ad Ari Sanchez, in questo momento la miglior giocatrice al mondo, ma del quale vanno attribuiti altrettanti meriti a Paula Josemaria, classe 1996 da Moraleja (Caceres, Estremadura), protagonista di una crescita costante nelle ultime stagioni. Il suo primo titolo risale al 2019 a fianco della “Portu” Ana Caterina Nogueira, ma solo con Ari Sanchez è riuscita a diventare una top player, capace di vincere 13 titoli in meno di due stagioni e salire al comando del ranking mondiale. Per la compagna non è la prima volta, ci era già riuscita nel 2020. Per lei sì.

“Il numero uno del mondo – ha raccontato Paula – è un sogno che si avvera. Ricordo una intervista di molti anni fa, nella quale raccontavo che il mio sogno sarebbe stato lottare almeno una volta per un titolo importante. Invece oggi sono in cima al ranking. Non bado molto al fatto che si parli soprattutto di Ari, e anzi, mi sta bene così. Non mi piace stare sotto i riflettori: preferisco lavorare ogni giorno per migliorarmi, e dimostrare di essere una delle più forti quando scendo il campo. Non ho ancora avuto molto tempo per godermi il numero uno: ogni settimana c’è un torneo nuovo e non c’è tempo per fermarsi.

Potrà farlo al termine dell’appuntamento di Santander, dove insieme ad Ari Sanchez tenterà di staccare Salazar e Triay nel numero di titoli stagionali, attualmente 7 per entrambe le coppie. “Oltre ai titoli – ha detto ancora – abbiamo disputato sei finali, e sappiamo di aver già fatto moltissimo. Ma non ci accontentiamo e vogliamo vincere ancora. Mancano ancora dei tornei (per le donne 4 Open compreso Santander, più il Master Final, ndr), quindi ci auguriamo di avere altre chance. L’obiettivo è mantenere il comando della classifica, ma ancora di più continuare a giocare ogni match al 100%. Il resto viene di conseguenza”.

In virtù degli oltre 2.000 punti di vantaggio sulle rivali nel ranking, e dei quasi 2.000 nella Race, il loro può essere un sorpasso duraturo. Anche perché nella prima parte di stagione sono state più forti le avversarie, quindi fino all’estate del 2023 saranno Salazar e Triay (ammettendo che tutte le coppie rimangano le stesse) a dover difendere più punti.

Mancina, apprezzata per visione di gioco ed esplosività, la 25enne spagnola si è dedicata a tempo pieno al padel nel 2018, dopo aver terminato gli studi universitari di biochimica. “Ho deciso di darmi tre anni di tempo – continua –, per vedere come sarebbe andata”. Ma il suo futuro lo immaginava comunque in un laboratorio, invece oggi è fra le stelle di uno degli sport che cresce di più al mondo. Merito di una crescita a 360 gradi, costante, senza perdere la sua natura offensiva ma aggiungendo pian piano tutti gli altri pezzi del puzzle. È diventata via via sempre più solida, più completa, e oggi è la giocatrice di destra ideale: fortissima in difesa, ma anche capace di accelerare e cambiare ritmo quando ce n’è bisogno.

Sto attraversando il miglior momento di forma della mia carriera. Sono maturata tantissimo in ogni parte del gioco: tecnicamente, tatticamente e anche a livello psicologico, un aspetto al quale quest’anno ho dedicato tanta attenzione. Il mio gioco è cresciuto soprattutto in difesa, perché è lì che ci siamo concentrate. Ho capito che per avere successo era importante imparare a stare più spesso a fondo campo, mentre per Ari lo era essere più incisiva a rete. Abbiamo fatto entrambe le cose e ha funzionato. Mi sto completando come giocatrice, ma mi manca ancora molto per arrivare dove vorrei. Esigo molto da me stessa, e sono convinta che si possa migliorare sempre, ogni singolo giorno”. Le avversarie sono avvisate.

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