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Nel padel conta l‘altezza? Sì, ma non sempre

È davvero necessario essere dei giganti molto sviluppati dal punto di vista fisico per poter giocare il padel di alto livello di oggi? Alcuni esempi – Chingotto su tutti – dicono di no. La statura conta, ma non è tutto. Anzi: la carenza di centimetri può aiutare a concentrarsi per sviluppare altre qualità

25 agosto 2023

Federico Chingotto: fra i top player è di gran lunga il più basso (foto Giampiero Sposito)

Si dice ormai per tutti gli sport e non si capisce più se sia vero oppure un luogo comune: “Sono i giocatori alti e forti fisicamente quelli in grado di fare la differenza”. Eppure di eccezioni ce ne sono tante: se Messi nel calcio domina da un ventennio, non si può dire che Carlitos Alcaraz sia un tennista enorme per dimensioni, soprattutto in confronto ad alcuni suoi colleghi.

È vero che nel padel molti mostri del circuito hanno una grande struttura fisica: Coello, Lebron, Galan, Stupaczuk, sono solo alcuni esempi di ciò che rappresenta il giocatore moderno di padel. Un omone capace di occupare più spazio possibile, di mixare potenza e agilità. Soprattutto il giocatore di sinistra, che è quello che chiude i punti e quindi – nella stragrande maggioranza dei casi – anche quello più forte fisicamente. Eppure ci sono delle eccezioni, con padelisti non di certo baciati da madre natura in termini di statura, che però con talento e lavoro hanno sovvertito pronostici e centimetri.

Per avere conferme basta chiedere a Federico Chingotto, uno che sulla tecnica ha costruito tutta la carriera. Enorme lavoro in fase difensiva, capacità di coprire la rete nonostante i suoi 170 centimetri e i colpi di genio che fanno saltare il banco in ogni scambio standard. Federico, nato a Buenos Aires, è stato (ed è ancora) uno dei maggiori esponenti della crescita del padel nel suo paese. Anche il 23enne José Solano, alto come Chingotto, fa parte del gruppo di giocatori fra i più bassi dell'intero circuito: non ha raggiunto gli stessi picchi di rendimento del “Ratòn”, ma è comunque con agio fra i primi 100 del mondo.

Javi Rico: sopperisce alla carenza di centimetri con gambe velocissime e tanta grinta

Ancora più bassi di Chingotto e Solano, ci sono Javi Rico e Alvaro Cepero, i quali condividono il secondo posto in questa speciale classifica, con 167 centimetri sulla carta d’identità. Javi, valenciano, sfrutta il suo essere mancino giocando a destra: i suoi smash sono spesso letali malgrado sia costretto a impattare la pallina più in basso rispetto a praticamente tutti i colleghi, ma è nella capacità di coprire con agio ogni centimetro del campo che fonda la sua qualità numero uno. Cepero, andaluso, è un ragionatore che gioca a destra: agile, capace di leggere bene il gioco, non è uno che forza i colpi, ma sa difendere ed è considerato fra i giocatori più intelligenti in assoluto. Merito anche dei centimetri, un limite ma anche la ragione che fin da giovane l’ha spinto a coltivare altre qualità.

Lo stesso discorso vale per Lucas Bergamini, brasiliano, protagonista di un grande 2022 che l’ha visto ottenere splendidi risultati a fianco dello spagnolo Victor Ruiz. Su tutti la finale a Milano, a dicembre, nel P1 di Premier Padel dell’Allianz Cloud. Chi lo ha visto in Lombardia e non aveva dimestichezza con questo sport, avrà pensato che forse si era trovato lì per sbaglio. E invece, nonostante i suoi 165 centimetri, il brasiliano classe 1997 è un giocatore fantastico. Numero 19 del ranking mondiale FIP, in quell'occasione incantò tutti: aggressivo, forte sulla diagonale, bravissimo anche negli smash e rapidissimo negli spostamenti. Una dimostrazione vivente di come con talento e (tanta) applicazione si possa sopperire alla grande ai limiti atletici.

Lucas Bergamini, top-20 FIP, è il giocatore più basso del circuito: è alto 165 cm (foto Giampiero Sposito)

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