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La carta d’identità dice che ha 44 anni, ma lui se ne sente sempre 20: è il mix che ha reso l’argentino Miguel Lamperti uno dei personaggi più amati dal pubblico di tutto il mondo. Ha vinto molto meno di tanti altri, ma nell’applausometro è sempre al top. E continua a rilanciare: si è appena unito al connazionale Tino Libaak, di 27 (!) anni più giovane
07 aprile 2023
“Io non so perché piaccio così tanto alla gente, mi fanno sentire come una rockstar”. Ha ragione Miguel Lamperti, che è vicino alle trenta stagioni da professionista nel padel (ha da poco iniziato la numero 28) e nell’anno di 45 non ha alcuna intenzione di smettere di giocare. Anzi,è tutto il contrario: per combattere le difficoltà dell’età l’argentino di Bahia Blanca si circonda di compagni giovanissimi (negli ultimi 2-3 anni sono transitati al suo fianco Coello, Yanguas, Sanz e ora l'emergente Tino Libaak, che ha 27 anni meno di lui) e sente sempre addosso il calore delle arene che lo accolgono da eroe, ammaliate dal suo carisma.
Il tutto nonostante un curriculum che in termini di titoli vinti nel WPT – due Challenger, uno dei quali nel 2022 alla Rafa Nadal Academy di Maiorca – non è all’altezza dei big del padel. “Questo sport è la mia vita, mi alleno in continuazione, anche se da questo punto di vista lo step l’ho fatto a 28 anni, quando sono arrivato in Spagna dall’Argentina. Lì è cambiata la metodologia del mio lavoro”. Forse è anche per questo che la gente impazzisce per lui.
“E poi succede che stiamo bene insieme, senza nessun perché”, cantava in una delle sue strofe più famose Cesare Cremonini. È quanto successo a Miguel Lamperti con il pubblico nel corso della sua carriera. “Sono grato per l’affetto che ricevo: mi è successo che alcune persone abbiano fatto 500 chilometri solo per vedermi giocare. Ho avuto esempi di persone che sono dimagrite perché volevano giocare a padel e diventare come me, altri si sono tatuati il mio nome. Questo non può che stupirmi e riempirmi di orgoglio, per questo mi sento più una rockstar che un giocatore di padel”.
Classe 1978, Miguel è figlio di una generazione che c’entra poco con la nuova. E infatti spesso sottolinea ai colleghi ventenni che per vivere di padel ci si divideva il pranzo, si andava all’allenamento in autobus, si facevano tantissimi sacrifici. “E io – ammette – non avrei mai pensato di trasformare la mia passione nella fonte dei miei guadagni”.
Nonostante la carta d'identità non sia più verdissima, tanto che fra i professionisti il solo più anziano di lui è il leggendario Juan Martin Diaz, l’obiettivo di Lamperti è sempre quello di competere per vincere. Si capisce anche dai compagni di squadra che sceglie. “Per il mio modo di essere, ho sempre cercato partner che avessero una buona volée di rovescio, che fossero giocatori aggressivi dal centro in avanti come Yanguas, Coello o Sanz”.
Per Miguel è una questione di avere ancora il fuoco dentro. E quando gli chiedono del suo ritiro, prendendo gli esempi di Pablo Lima e Fernando Belasteguin che lasceranno il circuito rispettivamente alla fine di questa stagione e (nel caso di Bela) probabilmente al termine del 2024, Lamperti è chiarissimo. “Non bisogna mai lasciare quando si scende di livello. Io continuerò finché mi sentirò così bene fisicamente, finché avrò il fuoco dentro per riuscire a essere competitivo contro dei campioni. Potrei smettere a fine anno o nella prossima stagione, ancora non lo so”.
L’idea di sentirsi sempre giovane è testimoniata anche dalla scelta di condividere il campo con il connazionale diciassettenne Valentino “Tino” Libaak, una delle rivelazioni di questo avvio di stagione, scelto dopo la separazione con Juan Cruz Belluati. Quando Libaak è nato, Lamperti aveva alle spalle già una decina di stagioni da professionista: l’ostacolo generazionale può rivelarsi difficile da superare, ma Miguel è un eterno ragazzino e le prime uscite dei due dicono che la coppia più funzionare.
“La pre-season con Belluati – ha detto ancora “Miguelito” – era stata un disastro, avevamo bisogno di un cambiamento. Non ci trovavamo bene insieme, quindi ho scelto Tino. Ho bisogno di gioventù, ambizione, voglia e sfrontatezza. Libaak è un mix di tutto questo”.
Una benedizione non male per un ragazzino che ha già dimostrato di poter fare il grande, data da un Lamperti che ha tutte le caratteristiche adatte per proseguire nel mondo del padel anche quando avrà finito con la racchetta. “Mi vedo come allenatore, è una cosa che mi attrae per il futuro. Mi piacerebbe anche formare una Academy con il mio nome e creare nuovi giocatori”. Ma fino a quando gioca così il domani può aspettare. Non è ancora l’ora di dire basta.