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Belasteguin sanzionato: questione di regole (infrante)

Molti hanno trovato esagerata la sanzione comminata dal WPT a Fernando Belasteguin, reo di aver silenziato l’audio di un suo cambio di campo maltrattando un microfono. Oltre alla multa, gli è stato impedito di iscriversi all’Open WPT di Tolosa. Esagerato? Dipende. Il quadro della situazione è molto sfaccettato

10 giugno 2023

Padel e condotta, apriamo un nuovo capitolo. A inizio maggio si ragionava sui due recenti casi di scorrettezze border line che avevano interessato il mondo padelistico internazionale: il “Cile Gate”, con Galàn che aveva sfruttato un errore di comunicazione del punteggio da parte del giudice di gara per ripetere un punto perso e cancellare un match point avversario, e il presunto punto disturbato dallo scivolamento dell’orologio dal polso di Ruiz che, di nuovo, aveva strozzato in gola l’urlo di vittoria della coppia al di là della rete. Stavolta viene scomodata la leggenda vivente Belasteguìn, situazione ancora più delicata, per cui è ancora più opportuno procedere con analisi logica del contesto, senza lasciarsi andare a commenti d’istinto.

Il casus belli fa già giurisprudenza: Bela, durante un cambio di campo al Vigo Open, aveva maltrattato un microfono panoramico posto vicino alla sua panchina, non permettendo che venisse amplificata la sua voce, probabilmente alterata da una situazione psicologica di gioco abbastanza labile. Qui la questione è complessa. Chi è stato giocatore sa quanto si diventi suscettibili durante specifiche fasi di gioco, a maggior ragione negli sport di racchetta, dove ogni singolo quindici può potenzialmente causare crisi di nervi.

Questa non è un’attenuante al gesto del campione argentino, ma parte del suddetto contesto. Comprensibile la tensione del giocatore al momento del cambio di campo, quando il gioco è fermo e c’è da affrontare i propri demoni. Se vogliamo, è anche facile empatizzare con lui, dato che ogni giocatore, pro o amatore, ha fatto esperienza di quel tipo di emozioni (anche se nessuno al livello del Boss). Aggiungiamo ragioni per alleggerire il carico.

All’indomani della partita, Belasteguìn chiede scusa. Di più. Una volta conosciuta la sanzione adottata dal World Padel Tour per il gesto (ci arriviamo), sul suo profilo Instagram rincara le scuse al posto che difendere sé stesso e, pur tirando una frecciatina al WPT (parlando della multa economica subita – per inciso di 2.550€, comprensivi del valore del microfono rotto, 1.950€, e dell’ammenda comportamentale di 600€ – sottolinea come fosse «superiore al premio percepito» nel torneo), rimprovera nuovamente sé medesimo per l’atto.

In maniera laterale, tuttavia, chiede di riflettere sull’episodio: «Mi proibiscono di disputare il French Open», che poi è la vera sanzione comminata. Bela afferma, parafrasando: «Scusate francesi, mi dispiace, ho sbagliato. Ma se non sarò con voi è perché me lo vietano. La pena è commisurata alla colpa? Fatevi la vostra idea». In questo momento, è questione di regole.

Se dovessimo mettere sullo stesso piano i tre episodi, probabilmente la pancia ci direbbe di scegliere di agire in maniera esattamente opposta a quanto accaduto: punire Galàn e Ruiz per antisportività, sospendere il giudizio sul gesto tutto sommato “umano” di Belasteguìn (anche se sui social ci si divide: la frangia del: «Fosse successo a Lebron e Galàn non avrebbero fatto nulla», quella che lamenta che: «Non esiste più privacy», o chi giudica come sanzionabile il comportamento del WPT, che ha spammato in rete attraverso i propri canali il video in oggetto, rendendolo virale, si scontra con chi condanna aspramente il giocatore, chi si aspetta la perfezione dall’idolo, ma è una parte tutto sommato minore). Aprendo però il manuale, troveremmo ad ogni modo altro.

Secondo regolamento, la ripetizione di quei due punti incriminati fu legittima, perché ascrivibile a fattispecie che, seppur tirate per i capelli, potevano essere valutate come passibili di intervento. Al contrario, la questione Bela sconfina dal campo ed entra nel cuore di rapporti commerciali che per il circuito pesano esattamente quanto le dinamiche tecniche e sportive. Da accordi di ritrasmissione degli eventi, i giocatori devono accettare di avere un microfono che penetra la propria privacy, l’intimità del proprio angolo, per rendere pubblico il privato. Il padel sta crescendo anche perché sta vendendo, e sta vendendo anche per la maniera con la quale si sta mostrando.

Silenziare l’audio è, di fatto, contravvenire ad un contratto. Che viene venduto come accordo con gli spettatori, ma che sappiamo essere un patto con i canali televisivi e di streaming che producono e distribuiscono il prodotto. Una questione simile a quella degli allenatori (di calcio, soprattutto) per certi versi costretti a rilasciare interviste post partita, a prescindere dagli aspetti emozionali, ambientali, psicologici. Chi manda il vice si becca la reprimenda in diretta e, un attimo dopo, un richiamo formale della lega in questione, se non una sanzione pecuniaria.

Questioni laterali che mettiamo lì: Fernando Belasteguìn è dall’anno passato membro del direttivo dell’Associazione Giocatori Professionisti, la stessa che ha avuto una parte rilevante nello spingere il circuito Premier Padel, concorrente diretto del World Padel Tour (si parla comunque di un’imminente unione tra i due enti); alcuni continuano a considerare il gesto nei confronti del microfono, per estensione, un gesto nei confronti del pubblico, una mancanza di rispetto verso gli utenti, ma forse si perde di vista la struttura economico-commerciale che sostiene un qualsiasi evento della caratura del Vigo Open, per cui l’affronto è riferibile alla moneta, soggetto dal ruolo primario in qualsivoglia organizzazione sportiva di queste dimensioni e sul quale è anacronistico e superficiale fare facile morale. Insomma, siamo di fronte ad un quadro sfaccettato, che va studiato e interpretato prima di dare giudizi.

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