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Approfittando della sua presenza ad Ostia per una giornata “Head Experience” abbiamo intervistato la 25enne di Reus che insieme a Paola Josemaria guida la classifica mondiale. “Ho cominciato a giocare quando il padel era poco conosciuto anche in Spagna, ora sogno le Olimpiadi”
di Lorenzo Ercoli | 25 novembre 2022
Il finale di stagione del padel professionistico sta entrando nel vivo. L’annata a tinte rosa ha visto due coppie prendere le luci della ribalta: le solite Gemma Triay ed Alejandra Salazar, accompagnate dalle più giovani Ari Sánchez e Paula Josemaría, attuali numero uno del mondo.
A pochi giorni dalla partenza per Città del Messico, per il Mexico Open la spagnola Ariana Sánchez ha passato una giornata in Italia. Al X4 Padel Club di Ostia, la giocatrice è stata protagonista dell’evento “Head Experience”, dove ha dato consigli a tanti appassionati scesi in campo ed è stata protagonista di un’esibizione che l’ha vista impegnata con Riccardo Sinicropi, Alessandro Tinti e Martina Pugliesi.
La venticinquenne di Reus dopo diverse stagioni ai vertici del circuito ha raccolto i frutti della collaborazione iniziata lo scorso anno con Josemaría. La rivalità con Triay e l’ex compagna Salazar ha dato slancio al panorama femminile, che ha trovato un dualismo di spicco. Con una carriera lunghissima davanti a sé, Ari Sánchez non è per niente sazia e sogna in grande per se stessa e per il futuro della disciplina, come ha raccontato nell’incontro con Supertennis a margine dell’evento.
Dopo qualche stagione ai vertici è finalmente riuscita a toccare la vetta. Cosa ha fatto la differenza quest’anno?
“Nel 2021 ci era mancata continuità e senza quella non diventi la prima coppia del ranking. Con Paula d’altronde eravamo ancora in una fase conoscitiva, quindi qualche alto e basso è normale. Questa stagione è stata impressionante, abbiamo giocato sedici finali e anche quando eravamo stanche siamo state sempre competitive. Inutile dire che sia io che Paula stiamo vivendo uno dei migliori momenti della nostra carriera”.
Sedici finali è un dato impressionante. È anche vero che spesso alle fasi finali arrivano le stesse coppie, immagino siano i dettagli a fare la differenza ogni settimana.
“Il padel non è come il tennis, non ci sono molte coppie, per cui spesso si affrontano le stesse avversarie. Naturalmente ci conosciamo tutte molto bene, ma nonostante ciò ogni partita è diversa proprio perché studiamo i match precedenti e proviamo a trovare ogni minimo dettaglio che possa fare la differenza. Sotto un certo aspetto è una sfida in più”.
La grande novità del 2022 è stata la nascita di Premier Padel. Le piacerebbe un circuito femminile?
“Ovviamente mi piacerebbe, per me il futuro del padel prevede l’unione assoluta di maschi e femmine. Sono contenta di ciò che è stato creato e spero che un giorno ci sarà data la possibilità di riunirci. Attualmente abbiamo un contratto con il World Padel Tour che scade a fine 2023 e lo rispetteremo fino in fondo, poi vedremo cosa accadrà”.
Nel tennis i grandi giocatori hanno team immensi, nel padel si sta iniziando a ragionare in quest’ottica?
“Per il momento io ed altri top player abbiamo pochissime persone al seguito, specialmente se parliamo di full time. Nello sport però sono stati fatti passi da gigante e le figure come fisioterapista, nutrizionista, preparatore atletico e mental coach sono sempre più importanti. Quando avremo le risorse economiche per permettercelo sicuramente investiremo in queste figure per migliorare le nostre prestazioni. Al momento però con noi c’è solo il nostro coach Miguel Sciorilli”.
Ha iniziato a giocare a nove anni, quando il padel era ben lontano da questa dimensione. Si aspettava questa notorietà?
“Quando ho iniziato il padel era quasi sconosciuto anche in Spagna, ma io l’ho amato da subito, ancora più del tennis. In primis non mi sarei mai aspettata di diventare una delle migliori al mondo e poi non avrei pensato che la disciplina potesse svilupparsi così. Ogni anno le cose vanno meglio e penso di essere fortunata a far parte di questo processo”.
A proposito, dopo il Mondiale che impressione le ha fatto il panorama internazionale?
“A prescindere dal livello dei giocatori, la cosa più importante è che il padel si stia evolvendo a livello globale. In Sud America stanno investendo grandi quantità di denaro e non sono i soli. Serviranno un po’ di anni per vedere altre nazioni ad alto livello e sarà una cosa positiva. Spero che questo possa accadere nei prossimi cinque o dieci anni”.
L’Italia in questo ha fatto passi da gigante.
“Il livello è cresciuto in tempi molto rapidi. Al Mondiale le ragazze hanno centrato il podio ed anche i ragazzi si sono comportati bene. Il vostro Paese mi piace molto e sono contenta di essere qui per l’evento con Head perché la passione che si respira in Italia è fantastica. Secondo me manca davvero poco per vedere giocatori o giocatrici azzurri ai vertici di questo sport. Dalla vostra crescita e da quella delle altre nazioni dipenderà lo sviluppo del padel”.
D’altronde è un aspetto fondamentale per arrivare all’Olimpiade. Immagino sia un suo sogno.
“Credo sia il sogno di tutti. Rappresentare la propria nazione ai Giochi Olimpici è quanto di più un atleta possa immaginare. Quando ho iniziato pensavo fosse impossibile, adesso ci spero e ci speriamo davvero”.
In campo invece cosa si può migliorare, da dove passerà il cambiamento?
“Al momento non è facile fare previsioni. Personalmente mi piacerebbe l’introduzione di diverse superfici come nel tennis. In generale però ciò che mi interessa è che ci sia spazio per tutti; dobbiamo aiutarci ed unirci per migliorare insieme e scrivere il futuro di questo sport”
Dopo aver centrato la vetta, quali sono i prossimi obiettivi?
“La stagione non è ancora finita, quindi l’obiettivo principale è quello di chiudere la stagione da numero uno. Personalmente sento di avere ancora margini per una crescita tecnica che può portarmi di conseguenza a migliorare l’affinità con Paula. Siamo molto forti e abbiamo intrapreso un percorso importante, ma non dovrà mai mancare il divertimento”.