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A lezione da Bela, la leggenda che non si arrende

Se a 43 anni compiuti Fernando Belasteguin è ancora super competitivo e rimane l’icona del padel, è merito della sua enorme passione per il gioco che l’ha reso grande. La si può toccare con mano in ogni occasione, in campo ma anche negli eventi con gli sponsor, come il lancio della sua nuova Wilson Bela Pro V2, che a Milano è diventato l’occasione per osservarlo da vicino

di | 09 dicembre 2022

Il primo suggerimento per descrivere il personaggio Fernando Belasteguin lo offre l’orologio. La leyenda, per dirla alla spagnola, promette di esserci per le 9.30 e si presenta a 9.27: tre minuti d’anticipo che possono sembrare banali ma in realtà dicono tutto della sua estrema professionalità. È uno dei motivi per i quali in età da pensione (sportiva) è ancora sulla cresta dell’onda, tanto da essere arrivato a Milano dopo il suo primo trionfo in un Major del circuito Premier Padel, domenica a Monterrey.

Bela è così: preciso all’ennesima potenza, sia quando deve spedire il pallonetto a un palmo dal cristallo, sia quando a sostituire gli impegni in campo ci sono quelli con gli sponsor, nella fattispecie Wilson per il lancio ufficiale della sua Bela Pro V2, la pala che lo accompagnerà per tutto il 2023. “L’ho voluta rossa come il cuore che metto in ogni partita”, dice l’argentino per descriverla, raccontando allo stesso tempo quella passione viscerale per il gioco che gli ha permesso di stare davanti a tutti per sedici (!) anni, mentre oggi lo spinge a continuare a lottare in giro per il mondo a quarantatré, con una moglie e due figli a casa a Barcellona.

Osservandolo, la sua passione la si percepisce, la si tocca con mano, sia quando nei tornei cerca di mettere ordine alla forza bruta del baby fenomeno Arturo Coello, sia mentre suggerisce al principiante di turno di non staccare gli occhi dalla palla, o di accompagnare il diritto con un finale più accentuato. Gli stessi consigli che darebbe un maestro qualsiasi, ma che pronunciati dal signore del padel fanno ben altro effetto. Anche perché, malgrado potrebbe tranquillamente farne a meno, nella sua mezz’oretta di palleggio con un piccolo gruppetto di fortunati ci mette impegno e serietà, ma sempre col sorriso stampato sul viso.

L’argentino di Pehuajo, provincia di Buenos Aires, è un personaggio brillante come il rosso della sua nuova arma lanciata dal brand che lo accompagna dal 2019, frutto di due anni di lavoro e ricerca. Da Wilson l’hanno conquistato parlandogli dell’intenzione di far crescere il padel in ogni angolo del globo e lui con la mente ha firmato già lì, ancor prima di dare una sbirciata alla proposta economica. Perché in un mondo di sportivi che a un certo punto si sentono più grandi della disciplina che li ha resi famosi, per Bela prima di tutto viene sempre e solo il padel, la sua crescita globale e ciò che ne deriva.

È una delle ricette per diventare leggenda, o per continuare a vincere contrastando col cervello l’esplosività di molti avversari che potrebbero tranquillamente essere suoi figli. La sua idea di padel la si vede anche nel modo di impugnare la racchetta: sembra non la stringa nemmeno, come se per colpire morbido alla Bela non ce ne fosse bisogno. In fondo, dove gli altri arrivano con la potenza lui sa arrivare con la tattica vecchio stile, fatta della stessa semplicità che prova a trasmettere anche fuori dal campo, fra strette di mano, selfie, autografi e due chiacchiere con tutti.

Non sembra proprio di trovarsi di fronte a un personaggio che ha fatto la storia del suo sport, vincendo oltre 200 titoli nei vari circuiti professionistici frequentati fino all’arrivo di Premier Padel, che proprio in lui ha trovato uno dei testimonial più credibili per traghettare la disciplina – e i suoi migliori interpreti – in giro per il mondo.

Se oggi il padel è questo e domani sarà ancora di più, una buona parte del merito è sua, del suo percorso professionale e di come gli brillano gli occhi quando impugna una pala. Sarebbe in grado di trascinare in campo anche il più pigro dei pigri, per mostrargli quanto ci si possa divertire dentro a quelle quattro pareti che hanno contagiato mezza Italia e fatto da contenitore a una storia sportiva, la sua, che continua ad arricchirsi di nuove pagine.

Il segreto è non arrendersi mai e diventa una lezione per chi guarda, e che, quando si accorge che il nuovo sistema di applicazione del laccetto alla pala richiede un attimino per essere capito, ha la tentazione di lasciar perdere per ripensarci un’altra volta. Dopotutto, per fare due palleggi di prova insieme al maestro non è indispensabile. Ma poi cade l’occhio sulla frase riportata sul laccetto stesso, quel “Un Belasteguin nunca se rinde” (un Belasteguin non si arrende mai) diventata il mantra del Boss, che la riprese da un disegno dedicatogli dalla figlia nel 2018, quando un infortunio lo obbligò al periodo più difficile della sua carriera. Dopo averla letta è impossibile non fare un secondo tentativo, quindi un terzo. Come per miracolo, il laccetto si fissa. Visto? Bastava non arrendersi. Come fa Bela.

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