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Federico Desi catanese, 37 anni è uno tra i migliori “stringer,” ovvero incordatori in Italia.
di Sicilia | 19 ottobre 2020
Fare della propria passione un lavoro e farlo come nel suo caso nel migliore dei modi. Federico Desi catanese, 37 anni, già proprietario dell’Asd Tc Tommy, è uno tra i migliori “stringer,” ovvero incordatori in Italia.
Seppur giovane, è già tanta la sua esperienza maturata come incordatore ufficiale di alcuni itf junior, nonché pro come a Solarino e al challenger di Caltanissetta.
Approfittando della sua gentilezza gli abbiamo formulato alcune domande alle quali ha risposto con tutto l’entusiasmo che mette quando davanti a sé ha la macchina e la racchetta.
Per prima cosa come definire esattamente il tuo lavoro e cosa serve per farlo?
“Per prima cosa va detto che fare l’incordatore è un lavoro che richiede molta passione perché serve una cura del dettaglio incredibile, spesso la differenza tra incordare bene e male è molto sottile. In media incordo 10 – 15 racchette al giorno e se dietro tutto ciò non c’è amore verso questa professione, dopo poco tempo subentra una grande noia, cosa che per fortuna nel mio caso non accade. Io sono facilitato per il fatto di venire dal mondo del tennis e quindi il rapporto tra racchette, macchinari e giocatori per me è qualcosa di speciale”.
Come nasce la passione, quali step hai svolto, l’aspetto più piacevole di questo mestiere e le criticità. In Italia a che punto siamo?
“La passione verso questo mondo nasce dall’esigenza che subentrava quando facevo attività agonistica di mettere un freno alle perdite economiche incordando le mie racchette. All’inizio ci mettevo molto, ma col passare del tempo, facendo pratica con quelle degli amici e con tutorial in rete, è nato un amore che ormai ha assorbito la mia vita. Tutto ha avuto inizio nel 2015, anno in cui ho fatto il mio primo corso con la Ersa, poi ho proseguito con la Irsa, arrivando ad acquisire via via diversi livelli fino a quello massimo, vale a dire tournament stringer. Sono stato poi per alcuni anni tutor per la Irsa e dallo scorso dicembre, con mio grande onore, tutor della Federtennis”.
“Sono tante le soddisfazioni, quando ad esempio il cliente rimane felice per il modo in cui è stata trattata la sua racchetta, o come il trovarsi faccia a faccia con campioni che prima avevi visto solo in televisione. A fare da contraltare, il dover stare tante ore dietro la macchina, nel mio caso in media sette al giorno, ti porta ad accusare spesso dei dolori alle ginocchia. Per quanto concerne l’Italia, devo dire che sentendo le opinioni dell’ingegnere Gabriele Medri, responsabile dell’albo incordatori Fit, e quelle di Giancarlo Sparla e Jambo Melis, a mio modesto avviso, c’è un buon livello di incordatori, il più alto in Europa. Alla base vi è una grande conoscenza del mestiere e tanta preparazione”.
Qual è lo scopo dell’albo Fit e quali obiettivi si prefigge?
“Un obiettivo davvero importante che consiste nel formare e qualificare una figura che negli anni è stata poco considerata. Ciò che si prefigge la Fit è non solo insegnare manualmente a incordare, ma anche formare un tecnico dell’incordatura cioè che sia qualificato a livello teorico, che abbia quindi una conoscenza sul mondo delle corde, del mondo della Fit, per passare alle palline e tante altre componenti”.
Gestisci il circolo Tommy, quindi possiamo dire che sei super impegnato. Ami molto il tennis giocato, ti cimenti in qualche torneo?
“Tutto nasce dal grande amore verso il tennis e dal fatto di essere stato in passato un discreto terza categoria. Sono stato sempre competitivo nel doppio dove ho vinto sia un titolo siciliano, sia diversi master regionali. E la cosa di cui vado fiero è che ogni anno ho sempre cambiato partner, ciò significa che non ero poi tanto scarso…”.
“E’ ovvio che gestire un circolo (insieme a me la maestra e mia fidanzata Vincenza Ciraolo) e nello stesso tempo fare il lavoro di incordatore, mi occupa praticamente tutta la giornata”.
Sei stato parte attiva al Vela Messina di corso indetto dalla Fit, che esperienza è stata?
“Lo scorso giugno a Messina si è svolto, pur nelle difficoltà legate al post Covid, il primo corso per incordatori. Ci sono state buone adesioni, da tutor della Sicilia spero di aver fatto un buon lavoro nella sensibilizzazione. Ho avuto il piacere di affiancare Gabriele Medri in tanti aspetti tra cui la logistica. Trovandomi lì, ho cercato di trasferire ai corsisti qualche piccolo trucco del mestiere. Sono onorato che la Fit abbia puntato su di me nel ruolo di tutor della nostra regione”.
Sei stato stringer ufficiale a Caltanissetta e Solarino, aneddoti curiosi del challenger con qualche tennista.
“Ho fatto circa 30 tornei internazionali da incordatore. Sono molto legato a quelli di Solarino per il fatto che sono stati i primi nei quali ho incordato. Nel 2015 e nel 2016 al challenger di Caltanissetta ho avuto il grande privilegio di fare da stringer alle racchette di tennisti del calibro di Cecchinato, Pella, Lorenzi, Volandri, Giannessi, Gimeno Traver e tanti altri. Un altro torneo a cui sono legato è quello di Santa Croce, itf junior grado 1”.
“Tanti sono gli aneddoti che potrei raccontare, dalle tensioni basse delle racchette di Volandri, o la scaramanzia di Lorenzi che voleva incordata la racchetta sempre a inizio terzo set. Uno che ricordo volentieri è a Santa Croce quando mi si presentò un coach giapponese che lasciò a me e agli altri colleghi diverse racchette che sarebbero servite al suo allievo per i prossimi tornei, gli avevano riferito che il servizio che offrivamo era di alto livello. Queste racchette gliele aveva date Roger Federer e gliele abbiamo incordate col suo stesso setting. Questa cosa ci gratificò molto. Come ripeto spesso, il miglior incordatore è quello che non noti, poiché deve sempre darti la continuità di una racchetta sempre uguale all’altra”.
Differenze tra incordare ai pro e ai giocatori di circolo
“Differenza sostanziale. Per incordare ai professionisti occorre una grande manualità, serve riuscire a fare il lavoro a livello meccanico nel miglior modo possibile, perché il giocatore professionista non ti chiede consigli, si limita a darti la racchetta con una corda e una tensione prestabilita, mentre occorrono grande calma e grande preparazione per gli amatori, che ti chiedono in continuazione consigli poiché a loro piace molto cambiare. In tal senso va inquadrato uno dei compiti dell’albo della Fit che sta cercando di elevare per la prima volta la nostra figura ad un ruolo di tecnico dell’incordatura, che abbia cioè una grande preparazione a livello tecnico”.
Sogni un giorno di andare al foro o a uno slam?
“Ovvio che mi piacerebbe, ma non ho fretta a riguardo. Spero sia una cosa che se verrà, sarà per i miei meriti, per quello che avrò fatto in questi anni. Sono ancora giovane per il mondo dell’incordatura. Vado comunque fiero per quello che ho fatto fino ad oggi e di aver incordato racchette a fior di campioni che oggi troviamo tra i primi 50 del ranking mondiale”.
Costo di una macchina professionale e ogni quanto la cambi
“La macchina è una base fondamentale, poi però sono altrettanto fondamentali il lavoro, la manualità e la capacità dell’incordatore. Oggi una macchina professionale costa dai 5 ai 7 mila euro. Io la cambio ogni 2 anni per cercare di avere sempre un prodotto fresco e performante”.