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Tennis e sociale binomio vincente al Tc Kalaja di Palermo che sorge alle porte della città
21 gennaio 2021
Tennis e sociale binomio vincente al Tc Kalaja di Palermo che sorge nella zona periferica Acqua dei Corsari alle spalle del quartiere Brancaccio.
Una struttura, nata nel 1985, che consta di otto campi da tennis, una palestra, una piscina semiolimpionica, oltre che di una confortevole Club House, e presto di due campi da Padel.
Il circolo è a conduzione familiare. Giuseppe D’Amico è il presidente che si avvale della collaborazione dei figli Michele e Ignazio, entrambi classificati 2.4, che si occupano rispettivamente della Scuola Tennis e dell’agonistica. In totale sono 70 gli allievi iscritti che svolgono anche una parte atletica.
Brancaccio storicamente è un quartiere nel quale è sempre stato il calcio a recitare la parte del leone tra i bambini, ma la passione e l’amore sconfinato verso il tennis da parte della famiglia D’Amico ha in parte invertito il trend.
Tanti progetti in questi 15 anni, volti al sociale e all’avvicinamento alla disciplina del tennis di tanti bambini dei quartieri nei pressi del circolo ma anche provenienti dalla vicina Villabate. E i risultati sono stati assolutamente positivi. La mission principale era migliorare la parte di città nelle quale sorge il circolo, sia da un punto di vista impiantistico sia da un punto di vista legato alle attività. Obiettivo centrato in pieno.
“La nostra è una bella realtà che esiste dal 1985 e via via è progressivamente cresciuta, da due, siamo passati a otto campi – spiega il presidente del circolo palermitano Giuseppe D’Amico – siamo sempre stati sensibili alle esigenze del territorio, recandoci di persona nei quartieri poveri Sperone e Brancaccio. In questi anni, abbiamo fatto molta promozione del tennis nelle scuole, portando i giovani talenti del quartiere dentro la nostra struttura, dando loro le basi. Cerchiamo di inculcare i valori del rispetto e della socialità. Alcuni di essi hanno ottenuto buoni risultati e non solo a livello regionale”.
D’Amico si sofferma in particolare su due ragazzi che, partendo dalla scuola tennis del Tc Kalaja, sono riusciti a trovare lavoro come maestri all’estero.
“Si tratta di Valerio Sarno che lavora in Australia ed Emanuele Valerio che si trova a Parigi. Per me è un grande orgoglio avere messo su questo club che si è creato sulle proprie gambe, abbiamo ottime figure al nostro interno. I sacrifici per arrivare a costruire otto campi sono stati enormi”.
Inevitabilmente la pandemia ha causato delle problematiche, ma non solo al circolo ubicato nella periferia del capoluogo palermitano, ma a tutti i sodalizi in generale.
“I problemi ci sono stati, è innegabile – spiega Michele D’Amico – tuttavia subito dopo il lockodwn, siamo ripartiti a mille. La voglia di tennis era enorme e la si percepiva guardando gli occhi dei nostri allievi. Siamo stati molto attenti a rispettare tutti i protocolli seguendo le indicazioni che ci venivano date. Voglio complimentami con i nostri ragazzi e con i loro genitori che si sono adattati alla perfezione alle normative anticovid. Per fortuna, il nostro sport si svolge prevalentemente all’aperto e per tale ragione la ripresa dell’attività è stata un grande successo”.
Opportunità e speranza sono dunque alcune delle parole chiave in ambito Tc Kalaja.
“Risollevare tutti i ragazzi del quartiere dalla loro condizione di disagio e fornire loro un’opportunità di costruirsi, attraverso lo sport, una nuova vita. Grazie al tennis, ma allo sport più in generale – dichiara Ignazio D’Amico - qualsiasi cosa del quotidiano la si può apprezzare maggiormente. Noi come proprietari della struttura, e nel caso mio e di mio fratello nelle vesti di maestri, ci sentiamo gratificati nel vedere alcuni nostri ex allievi che grazie anche al loro vissuto tennistico presso la nostra associazione, sono riusciti a raggiungere i loro obiettivi non necessariamente nell’ambito tennistico”.
Merito dunque alla famiglia D’Amico per quanto ha fatto e continuerà a fare a livello sociale grazie alla disciplina del tennis che ha tolto molti ragazzi in condizioni disagiate dalla strada, per merito soprattutto dei loro insegnamenti dentro e fuori dal campo.