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Il tennis giovanile piemontese esulta per il successo ottenuto a Castel di Sangro nella Coppa “Mario Belardinelli”, competizione per rappresentative regionali riservata ai migliori giocatori e giocatrici under 12. Il capitano Marchegiani fa il punto sul movimento
di Raffaele Viglione | 05 luglio 2024
Tre anni fa fu secondo posto; l’anno passato si raggiunse il terzo gradino del podio; nel 2024, finalmente, è tempo di festeggiare la vittoria della Coppa Belardinelli. Un percorso di crescita – in termini di risultati, ma non soltanto – che ha il suo punto di riferimento in Roberto Marchegiani, capitano della formazione piemontese quest’anno come nelle passate edizioni.
Un veterano del tennis giovanile piemontese che – insieme a Yari Intimo – ha contribuito a un’impresa mai riuscita al Piemonte, nemmeno negli anni in cui gli under 12 di riferimento erano Lorenzo Sonego, Andrea Vavassori e Matteo Donati.
La formazione che a fine giugno si è aggiudicata la Coppa Belardinelli era composta da 10 elementi, tra giocatori e giocatrici. Per la leva 2012 sono stati convocati Federico Garbero (Circolo Tennis Vicenza), Emilio Oliaro (Canottieri Casale), Fabrizio Cresi (Verde Lauro Fiorito) e Giulio Petrilli (Tennis Club Piazzano), mentre nel femminile hanno fatto parte della compagine le under 12 Tjasa Jazbec (Villaforte Tennis, convocata anche in nazionale per l’imminente Summer Cup) e Matilde Amich (Canottieri Casale). Tra i nati nel 2013 sono stati chiamati a difendere i colori piemontesi Gabriele Aceto (Sport4friends), Lorenzo Fanfani (Circolo della Stampa Sporting), Rebecca Francia (Canottieri Casale) e Camilla Dalmasso (Verde Lauro Fiorito).
Roberto, chi meglio di lei, che è capitano della Belardinelli da un bel po’ di anni, può rispondere alla domanda delle domande, ovvero: perché quest’anno sì? Cosa ha permesso di andare oltre quel secondo posto raggiunto in un paio di occasioni?
“Di certo avevamo una buona squadra, ben equilibrata, senza evidenti punti deboli. Oltre ad essere tennisti di ottimo livello, i ragazzi e le ragazze piemontesi hanno dimostrato grande disponibilità al sacrificio e a lottare su ogni palla, cosa che spesso è decisiva quando le partite sono combattute come avviene spesso nelle fasi finali della Belardinelli”.
Cosa ha fatto più la differenza? La tecnica o l’atteggiamento?
“Le condizioni a Castel di Sangro sono particolari: si gioca a circa 800 metri sul livello del mare, su campi sintetici con palle che rimbalzano tantissimo, per cui è difficile controllare i colpi; inoltre, spesso si gioca in condizioni di vento forte, per cui i giocatori hanno dovuto far fronte a diverse difficoltà aggiuntive. La parte tecnica è importante, e chi gioca meglio è ovviamente avvantaggiato, ma sovente è la voglia di lottare che consente di portare a casa il risultato”.
Conta la voglia di lottare in campo, ma mi pare che anche la sintonia fuori dal rettangolo di gioco abbia contribuito…
“Devo dire che c’è una collaborazione più che buona tra lo staff tecnico della Federazione e i maestri che lavorano nei circoli e che stanno facendo un lavoro eccellente con i ragazzi. Senza l’apporto di chi segue quotidianamente i tennisti e le tenniste i risultati non si ottengono. Noi li vediamo ai raduni e li accompagniamo alle manifestazioni cercando di metterli nella condizione di esprimere al meglio il loro potenziale. È indubbio che l’ambiente sia importante, quando c’è un clima collaborativo e ognuno si sente parte della squadra i risultati arrivano. Quest’anno tutti i giocatori convocati sono scesi in campo in competizioni ufficiali e questo ha reso il gruppo ancora più coeso. In Yari Intimo, poi, ho trovato un compagno di lavoro ideale, perché è presente, attento, ha un buon rapporto con i ragazzi e condividiamo la stessa visione sul tennis giovanile”.
In che cosa consiste questa visione?
“Parte dalla consapevolezza che abbiamo a che fare con giocatori che sono all’inizio della loro fase formativa. È importante tenere conto della tipologia caratteriale e di gioco di ciascun tennista e poi dare il proprio contributo affinché lo esprimano nel miglior modo possibile, sempre tenendo conto dell’avversario. Cerchiamo di capire come schierarli in campo e aiutarli a impostare un gioco che sia sufficientemente efficace per portare a casa il match, ma a quest’età non si può chiedere di snaturare le proprie caratteristiche. Se un giocatore è disponibile a fare gioco e andare a rete, il nostro lavoro non consiste nel dire di stare dietro a fare dei pallonetti (cosa che peraltro è tutt’altro che facile), aspettando che l’avversario sbagli; dobbiamo aiutarlo ad attaccare nel modo giusto e a far fruttare le occasioni che capitano. Proprio in questa manifestazione la nostra squadra ha incontrato diverse compagini più predisposte al gioco di regolarità. Ne siamo venuti fuori bene in questo modo: giocando un tennis un pochino più propositivo e più completo”.
I risultati vi hanno premiato e non solo in questa circostanza. La vittoria della Coppa Belardinelli è soltanto la punta dell’iceberg?
“Consideriamo che a dicembre abbiamo vinto la Coppa d’Inverno, riservata agli under 14, all’ultima Coppa delle Province, la delegazione di Torino è arrivata quinta; inoltre ci siamo aggiudicati l’ultima edizione dell’Euroregioni, una manifestazione riservata agli under 10, con in campo i giocatori e le giocatrici del 2013 e del 2014. Ma al di là dei singoli risultati, penso di poter dire che siamo una regione che ha cambiato la propria connotazione tennistica. Qualche anno fa eravamo tra il nono e il sedicesimo posto a livello nazionale, lontani dalle regioni di prima fila, mentre ora siamo tra le realtà di riferimento. A Castel di Sangro siamo stati valutati tra le 4 teste di serie della competizione, insieme a Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna, ma nessuna delle altre tre è arrivata perlomeno in semifinale”.
Merito anche di un bacino di utenza più ampio?
“Le Nitto ATP Finals a Torino hanno contribuito ad accrescere l’attenzione intorno al tennis e a fare in modo che iniziative della Fitp come 'Racchette in classe' avessero un seguito particolarmente elevato in Piemonte. Questo ha determinato un incremento del numero di tesserati e di attività organizzate nelle scuole. Il lavoro del settore tecnico della Federazione ha poi contribuito a tradurre questo bacino di utenza più ampio in un aumento del numero di giocatori e giocatrici interessanti e su cui investire, grazie al lavoro dei maestri e delle scuole tennis, agli investimenti dei circoli, alla collaborazione dei genitori e infine all’apporto dei tecnici regionali. Alla base di tutto c’è un lavoro sinergico che sta dando i suoi frutti”.