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Rosatello, ritorno e obiettivo top 100

La piemontese ha vissuto un momento difficile in concomitanza con la sospensione del circuito, ma è pronta a tornare protagonista. In singolare e in doppio, specialità che le piace e le può dare soddisfazioni importanti. Ecco il pensiero di Camilla sul suo futuro

di | 24 maggio 2021

Nel 2018, a vincere le pre-qualificazioni maschili e femminili e ad accedere al main draw degli Internazionali d'Italia furono due piemontesi, entrambi classe 1995, nati a meno di due settimane di distanza l'uno dall'altro. Tra gli uomini si impose Lorenzo Sonego, di nuovo splendido protagonista al Foro Italico solo pochi giorni fa; tra le donne, invece, l'onore di giocare al Foro Italico toccò a Camilla Rosatello. A tre anni di distanza da quel momento che le regalò la ribalta anche presso il grande pubblico, la tennista saluzzese sta cercando il bandolo della sua matassa, per fare quell'ultimo salto di qualità necessario a raggiungere e mantenere una classifica all'altezza delle aspettative e delle sue qualità.

Camilla, il Covid ha quasi cancellato la passata annata agonistica, rendendo complicato anche mantenere alto il livello della preparazione. Come hai ovviato alle oggettive difficoltà determinate dall'emergenza sanitaria? 

“Per me è stato complicato ricominciare. Abbiamo fermato il corpo per due mesi e noi atleti non siamo abituati a questa situazione, per quanto uno possa aver ovviato facendo attività fisica per conto proprio. Non per niente, al ritorno in campo sono fioccati gli infortuni, non solo per quanto mi riguarda, ma in generale. Nello specifico, la cosa più difficile per me è stata ricominciare a competere. Da maggio a settembre ci siamo sempre e soltanto allenati, con in mezzo i Campionati assoluti e nulla più, perché a Perugia già non ho potuto giocare, causa infortunio. Per chi è abituato a gareggiare ogni settimana in un torneo diverso, allenarsi senza competizione è frustrante”.

Come è stato il ritorno a pieno regime nel circuito Itf?

“In realtà ho ricominciato a settembre non giocando affatto male, visto che ho raggiunto una finale di singolare e una di doppio, ma i tornei erano pochi e il livello diverso da quello consueto. Prima ero abituata a giocare i tornei da 25.000 almeno come testa di serie del tabellone di qualificazione, nei primi mesi dopo la ripresa dell'attività agonistica, invece, dovevo sperare che qualcuna di cancellasse per poter entrare. Tutt'ora la situazione non è tornata alla normalità pre Covid”. 

Il tuo best ranking, del 2017, è fermo alla posizione 225. Abbattere quel tetto ed entrare nelle prime 200 al mondo è un obiettivo, ora come ora, o hai altre priorità?

“La priorità è cercare di migliorarmi; non voglio pormi obiettivi di classifica nel breve periodo, anche se il traguardo finale che ho in testa è di arrivare tra le prime 100. So di dovermi concentrare su aspetti tecnici e tattici ancora da migliorare e ogni giorno lavoro in quella direzione, per raggiungere il meglio di quello che posso fare”.

Stai ottenendo riscontri assai positivi dal doppio. Pensi possa diventare la specialità prevalente per il tuo futuro? 

“Fin da piccola, mi piaceva giocare il doppio e sono una di quelle che lo gioca a ogni torneo. Sto cercando una tennista con cui fare coppia fissa, perché più ti conosci e più è facile creare quella complicità che serve per fare bene. Non escludo di dare sempre più spazio a questa specialità, in ogni caso sono consapevole che anche per il doppio c'è ancora tanto lavoro da fare”.

A proposito di doppio, la tua compagna di un tempo, Giorgia Marchetti si è data al padel, con ottimi risultati. Ti sei mai cimentata con la pala?

“Giorgia era molto brava anche in doppio... A padel ho giocato solo un paio di volte e mi piace un sacco, però non mi ci vedo a praticarlo da professionista. Ora che hanno aperto due campi da padel anche allo Sporting club di Cuneo, avrò certo più possibilità di praticarlo. Anche se devo ammettere di non essere un fenomeno... In pratica, gioco a tennis nel campo da padel, faccio i movimenti sbagliati...”

Rispetto al 2017, quando hai raggiunto il tuo best ranking, cosa sta funzionando meno e in che cosa invece senti di essere migliorata?

“Ora sento più pressione addosso rispetto a un tempo. Pressione che, sia chiaro, mi metto io. Mi dà ansia l'idea di “dover diventare forte”, avendo quasi 26 anni. Gioco meno libera di allora e sto lavorando proprio per alleggerire il carico mentale. D'altro canto sono migliorata nel rovescio, anche sotto il profilo tecnico-tattico mi sento più forte di un tempo e leggo le partite molto meglio. Per questo, penso che l'ostacolo più grosso da superare sia soprattutto mentale. Mi auguro che i risultati arrivino presto e che siano d'aiuto per liberare la mente dall'ansia da prestazione”. 

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