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Gaia Maduzzi, orgoglio di nonna (tifosa di Rafa)

La giovane piemontese ha vinto a Cuneo un Itf Under 18 e punta a crescere ancora. Il suo approdo al tennis, da piccola, è merito della nonna, grande tifosa di Rafa Nadal. "Mi piace variare il gioco - dice - e mi ispiro a Musetti, ma anche Sinner è un grande esempio di dedizione"

di | 30 agosto 2021

A fine giugno ha vinto la tappa di Macroarea Nord Ovest a Caramagna Piemonte, nel circuito Super Next Gen), mentre pochi giorni fa si è imposta nel torneo Itf Under 18 Grado 5 di Cuneo. Non solo due ottimi risultati per Gaia Maduzzi, ma anche due vittorie particolarmente significative alla luce del fatto che sono state ottenute “in casa”. A Caramagna Piemonte, presso il Best Point Sport Village, la tennista classe 2006 si allena da circa un anno, seguita dal maestro Denis Fino e dal suo staff, mentre il Country club di Cuneo è il circolo per cui è tesserata e gioca le competizioni a squadre. Una doppia conferma di come la piemontese sappia gestire al meglio le emozioni, non sentendo l’ansia da prestazione del giocare dove in tanti la conoscono e fanno il tifo per lei. Anzi, è vero l’esatto contrario, come spiega la stessa tennista, impegnata ora nei campionati italiani Under 16 a Firenze.

“Quando gioco e so che tante persone sono venute a vedermi mi carico ancora di più e, in genere, gioco meglio”, spiega 'Maduz', come la chiamano gli amici. La giovane promessa è di Castelletto sul Ticino, ultimo paese in provincia di Novara prima della Lombardia, e ha iniziato a giocare a tennis a 5 anni, per merito della nonna. Quando ero piccola mia nonna era una tifosa di Nadal e siccome stavo provando un po’ tutti gli sport, mi ha detto: “Perché non il tennis?”. Così ho iniziato a giocare e mi è piaciuto. Ho incominciato presso l’Action Tennis di Arona con Maurizio Sargentoni, che è stato il mio maestro”.

Con che spirito hai partecipato al torneo di Cuneo? 

“Siamo partiti con l’idea di fare un’esperienza importante per il mio percorso di crescita, senza pensare al risultato. Poi, man mano che passavano i giorni, cresceva la speranza di riuscire a portare a casa il titolo, anche se non ho espresso il mio miglior tennis nel corso della settimana. È stato particolarmente bello vincere il primo titolo Itf di singolare in casa, davanti ai miei amici, ai soci del mio circolo e alla mia famiglia”.

Nessuna tensione percepita, quindi?

“No, ad eccezione del primo turno. Lì un po’ di pressione l’ho sentita. Intanto era la prima volta che giocavo da testa di serie e poi ero contro Tyra Grant, una giocatrice molto forte che ha due anni in meno di me. Nei primi sei game ho combinato un disastro, poi mi sono sciolta ed è andata bene”. 

Il titolo di Cuneo si aggiunge alla finale raggiunta in Messico e al successo in doppio a Sofia, sempre in tornei di Grado 5. Ora a quale tipo di competizione ti dedicherai? 

“Prima di Cuneo ci eravamo detti che quello sarebbe stato l’ultimo Grado 5 e che poi avremmo provato a salire di categoria, partecipando a dei Grado 4, 3 e anche qualche 2. L’obiettivo è di giocare qualche partita sotto livello, molte a livello e alcune sopra il mio livello attuale”. 

A vederti giocare dai l’impressione di essere una che si diverte in campo, anche quando ci sono trofei in palio. È così? 

“È vero: quando sono in campo mi diverto, perché è uno dei pochi posti in cui mi sento davvero a mio agio, dove so quello che devo fare. Nel tennis ti trovi a risolvere da solo le difficoltà che si presentano a ogni partita, devi inventarti ogni volta un modo per superarle. Io, poi, ho un gioco un po’ diverso da quello standard, per cui è ancora più stimolante”.  

In che senso diverso?

“Sono una che varia molto, che cerca di non dare punti di riferimento all’avversaria, non giocando mai più di due colpi uguali. Uso molto le variazioni in back e mi piace scendere a rete”.  

In cosa pensi di dover migliorare?

“Atleticamente devo ancora lavorare tanto, sono partita molto indietro da questo punto di vista. Lo stiamo già facendo e anche il prossimo anno sarà uno degli aspetti su cui punteremo di più la preparazione. Poi devo migliorare il servizio, perché non metto ancora in campo una quantità adeguata di prime palle e questo mi costringe troppo spesso a iniziare lo scambio in difesa”

C’è una tipologia di tennista che ti dà particolarmente fastidio per il suo gioco?

“Per come gioco io, sono consapevole che dipende tanto da me. Non tirando bordate, se fisicamente non sono al massimo, so che la partita sarà difficile. Devo muovermi tanto e muovere tanto la palla”.

E come si fa contro chi, invece, le bordate le tira?

“Quando gioco contro una tennista che “spacca la palla” so che prenderò tanti vincenti e che li dovrò accettare. Non è un problema. L’importante è spezzarle il ritmo e farle giocare meno palle possibili ad altezza fianchi”. 

Insomma, sei più Musetti che Sinner...

“Come gioco sì, anche se di Sinner ammiro l’atteggiamento in campo e, come lui, prediligo il cemento. Inoltre mi capita spesso di seguire le partite di De Minaur: ho imparato tanto a muovermi guardandolo giocare”. 

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