-

Filippo Moroni, da Sinner e Musetti al College

Da under ha battuto tutti i migliori azzurri: da Jannik Sinner a Lorenzo Musetti, passando per Luca Nardi. Oggi però il percorso del piemontese Filippo Moroni ha preso la strada degli Stati Uniti, per studiare e giocare all'Università. Lasciandosi alle spalle un periodo difficile

di | 18 marzo 2021

Non esiste un percorso standard per arrivare ad essere un professionista. Vale per ogni sport, ma nel tennis la verità dell'assunto è evidente più che in altri. C'è chi parte da predestinato e si perde per strada, chi arranca per buona parte della carriera e a un certo punto esplode, chi sembrava destinato a barcamenarsi tra il circuito Itf e quello Challenger e invece arriva nei primi 100 al mondo. 

Il tennis è bello anche per questo: le variabili in gioco sono tante e tali che spesso si è costretti a riformulare il giudizio in merito alle prospettive di carriera di questo o quel giocatore.

Uno dei giovani piemontesi per il quale è più arduo immaginare la parabola tennistica è l'alessandrino Filippo Moroni. Il classe 2001 è un giocatore difficile da non apprezzare per la totale dedizione alla causa che dimostra in partita, per il rovescio che ruba l'occhio, per la solidità che mostra in campo e fuori.

Allenato da papà Ivo fin da piccolissimo, Filippo ha un palmarès giovanile a livello italiano di ottimo livello: campione italiano Under 11 e 12 (la celebre coppa Lambertenghi, manifestazione durante la quale ha affrontato e battuto il coetaneo Jannik Sinner), ha fatto parte della nazionale Under 12 campione d'Europa e ha raggiunto i quarti di finale al Bonfiglio. Tra gli Juniores, nel 2018 ha conquistato il titolo a Casablanca (categoria 3) e soprattutto a Cap-d'Ail (categoria 2), dove, partendo dalle qualificazioni è giunto sino alla fine, superando nell'atto decisivo Lorenzo Musetti.

Si è poi aggiudicato anche la 44esima edizione del Torneo Città di Firenze, superando nei quarti di finale un'altra giovane promessa azzurra, Luca Nardi. Tra i pro il debutto di Moroni è avvenuto a 17 anni, nell'Itf sui campi di casa a Casale Monferrato (15.000 dollari), dove Sinner ha accorciato le distanze negli scontri diretti (l'altro successo del piemontese sull'altoatesino oltre a quello alla Lambertenghi risale ai campionati italiani Under 14).

A tre anni di distanza dal quell'esordio, la geolocalizzazione del talento piemontese dice: “Carolina del Nord, Usa”, dove a gennaio ha iniziato un percorso da studente-giocatore della Wake Forest Univesity. 

Filippo, cosa ti ha spinto a optare per il college americano?

«La scelta dell’Università di Winston-Salem è arrivata per due ragioni: la prima è che è stato il primo college a contattarmi, dimostrando di essere davvero interessato ad avermi con sé e poi perché la squadra di tennis dell'Università è molto forte e io volevo optare per una scuola in cui il livello tennistico fosse alto».

Gli Usa sono certamente una scelta qualificante da un punto di vista universitario. Lo sono anche da quello tennistico?

“Sì, ci sono diverse “division” come le chiamano qui. Io sono nella “Division 1” che è quella principale e sì, il livello è alto. Inoltre ci sono molti ragazzi che conosco perché gicavano nel circuito junior insieme a me”.

Andare in America è stata una decisione sofferta?

“Ho riflettuto molto in merito alla possibilità di partire o meno e ci sono state anche considerazioni extratennistiche che mi hanno convinto a farlo. Intanto, sotto il profilo economico in questo momento non era pensabile disporre delle risorse necessarie per sostenere al meglio una carriera tra i pro. A questo si è aggiunto il problema di salute che ho avuto la scorsa primavera. Sono stati mesi difficili perché si capiva poco in merito a cosa avessi e il Covid non ha aiutato. Essendo tutto bloccato è stata un'impresa anche solo trovare specialisti che potessero visitarmi e fare una diagnosi. Questo insieme di cose mi ha indotto a ritenere, d'accordo con la mia famiglia, che accettare la proposta della Wake Forest Univesity fosse la cosa giusta da fare”.

Che piani ti sei fatto per i prossimi anni? 

“Il piano è quello di sfruttare al meglio gli allenamenti e le competizioni qui in America per migliorare il mio livello, cercando intanto, insieme alla mia famiglia, di mettere da parte un po’ di risorse per provare a giocare nel circuito “pro” una volta finita l'università, quando avrò 24 anni. Se, poi, durante questo quadriennio dovessi avere una crescita importante e riuscissi a giocare tra i pro prima della fine del college, allora i piani potrebbero un pochino cambiare”.

Il rapporto con Ivo, padre-allenatore è sempre stato molto stretto. Come vivi questa duplice lontananza?

“La vivo abbastanza bene: ci sentiamo tutti i giorni e in ogni conversazione il discorso tennis viene fuori. Il fatto che da remoto può vedermi giocare e che ogni tanto segue anche gli allenamenti fa sì che lo scambio di idee sia continuo, anche se sa che qui sono in buone mani e quindi non si intromette”.

Gli anni passati ti hanno visto protagonista nelle competizioni a squadre, con i colori della Nuova Casale. C’è qualche possibilità che accada ancora nel futuro prossimo?

“Certo. Per quanto mi è possibile la mia disponibilità c’è, perché la Nuova Casale è sempre nel mio cuore; è come una grande famiglia che mi ha aiutato tanto nel corso di questi anni. Ho tanti amici a cui sono molto legato».

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti