Chiudi
Nata nel 2003, la 17enne piemontese è cresciuta tennisticamente sui campi dello Sporting club Borgaro e da tre anni si allena presso il Circolo della Stampa Sporting, seguita dal tecnico Fabio Colangelo e da Riccardo Zacco per la parte atletica
di Raffaele Viglione | 22 novembre 2020
Spigliata, ben focalizzata sui propri obiettivi e matura come sa essere solo chi ha imparato presto a cavarsela da sola, la torinese Chiara Fornasieri si appresta a vivere l'ultima stagione tra gli junior, prima di cimentarsi con il mondo dei pro.
Nata nel 2003, è crescita tennisticamente sui campi dello Sporting club Borgaro e da tre anni si allena presso il Circolo della Stampa Sporting, seguita dal tecnico Fabio Colangelo e da Riccardo Zacco per la parte atletica. Ha iniziato a giocare a sei anni, grazie anche alla spinta del papà Dario. Entrata presto a far parte del circuito agonistico, ha preso parte a tutte le competizioni regionali a squadre e ai Campionati regionali individuali, vincendoli in più occasioni e accedendo ai nazionali.
Parlare di ricordi con una ragazza di 17 anni sembra perlomeno prematuro, ma c'è qualche momento dei tuoi primi anni da agonista a cui sei particolarmente legata?
"Sicuramente mi è rimasta nel cuore la finale di doppio agli italiani da “under 12” presso il Tennis club Milano Bonacossa, come non dimenticherò mai il mio esordio in un torneo Tennis Europe, dove ho raggiunto subito i quarti, o le prime trasferte fuori dall'Italia".
Ora arriva il bello o il difficile?
"Se guardi indietro, ti chiedi se qualcosa poteva andare diversamente, però ti rendi conto che quello che hai fatto, lo hai fatto al tuo meglio, per cui guardi avanti con fiducia. Per tutto il 2021 giocherò ancora da junior, poi dovrò provare a fare il passaggio tra le professioniste, un salto che molti anche tra quelli forti fanno fatica a compiere, perché è un modo diverso di intendere lo sport. Lì le atlete giocano per guadagnarsi da vivere, non solo perché sono brave a tennis".
Il fatto di avere Sonego a “portata di mano” presso il tuo circolo, quando non è in giro per il mondo, è uno stimolo in più?
“È bellissimo averlo tra noi, perché è una grandissima persona, un grande motivatore, è sempre disponibile e umile, nonostante i risultati ottenuti. Sono anche molto grata al suo allenatore Gipo Arbino che mi ha segnalato per il progetto “Tennis talent” dell’associazione Tennis Foundation, con il quale sono stati individuati cinque tennisti emergenti da supportare nella copertura dei costi delle trasferte e degli allenamenti”.
A proposito, quale talento ti riconosci?
“La tenacia, la voglia di emergere e la grinta mi contraddistinguono da sempre”.
Sono qualità che nelle scorse settimane in Ungheria ti hanno portato in semifinale in un J5, dove hai avuto però qualche problema di natura fisica.
“Non mi piace trovare scuse: la mia avversaria ha giocato meglio, sapeva come affrontarmi ed è stata più brava. Il piede ha iniziato a darmi fastidio già a Pescara, poi, a causa di una serie di complicanze, sono arrivata al pelo in Ungheria, ho potuto allenarmi solo sui sui campi veloci e questo ha dato il colpo di grazia. Nonostante ciò, ho giocato e vinto con delle ragazze agguerrite, specie al primo turno, e sono molto contenta di essere arrivata in semifinale”.
Quali programmai hai per le prossime settimane, a parte riprenderti dal piccolo infortunio?
“Nella sfortuna sono stata fortunata: dopo Budapest avrei giocato solo in Spagna e poi mi sarei fermata per la preparazione invernale. Dopo aver recuperato, ci concentreremo sulla parte atletica. Nel mio ultimo anno da junior vorrei tanto riuscire ad entrare nelle quali di qualche slam (al momento è intorno alla posizione 600, ndr)”.
In cosa ritieni di avere margini di miglioramento?
"Ci sarà tanto da lavorare sul servizio e anche sul dritto. Non pretendo di avere una prima palla vincente, ma è importante iniziare lo scambio almeno in vantaggio. Poi voglio lavorare per migliorare a livello mentale, dato che allo Sporting ci sarà un nuovo preparatore specifico per questi aspetti. A livello di gioco, io ho caratteristiche da contrattaccante, ma occorre imparare anche ad attaccare bene, prendere il gioco in mano e fare il punto”.
A chi assomigli?
“Sara Errani è il mio idolo: mi rivedo in lei e sono particolarmente affezionata a un ricordo che la riguarda e che per me rimarrà indelebile: al Master finale del circuito Kinder era venuta a palleggiare con i vincitori e io le ho fatto il punto con una palla corta...”.
Sapere che, grazie ai risultati di Sinner, Sonego, Musetti e Berrettini, il tennis è sempre più al centro dell’attenzione del grande pubblico è stimolante o aggiunge pressione?
“Io preferisco giocare in uno stadio pieno piuttosto che in uno vuoto. Mi piacerebbe essere al posto di Sinner, Sonego o di Martina Trevisan. Penso che questa visibilità del tennis italiano sia positiva anche per chi cerca di emergere. Certo, hai tutta la tensione addosso e un po' ne sarei condizionata, ma a me piace stare sotto i riflettori. Da piccola mi dicevano sempre che avrei dovuto fare l'attrice...”.