Pare proprio che dopo il lockdown Andrey Golubev non sappia far altro che vincere. Con il recente successo ottenuto a Cordenons, infatti, sono ben tre i Challenger consecutivi vinti su altrettanti tornei di doppio disputati, in coppia con l’uruguaiano Ariel Behar, 67 al mondo nel ranking di specialità. Sono passati dieci anni da quando il russo naturalizzato kazako frequentava i piani alti del circuito Atp con il soprannome di “kazako di Bra”. Perché a Bra, in Piemonte, Andrey si è allenato e ha vissuto fin dall’età di 14 anni, seguito dal coach Massimo Puci, che lo ha accompagnato lungo l’ascesa ai vertici del tennis mondiale.
Correva l’anno 2010 quando Golubev vinceva l'Atp 500 di Amburgo e pochi mesi dopo faceva finale a Kuala Lumpur, salendo sino alla posizione numero 33 del ranking mondiale. Nel 2019, dopo un paio di anni trascorsi lontano dal circuito, Golubev è tornato a divertire e divertirsi in campo, cimentandosi nel doppio con risultati più che incoraggianti, tanto da indurlo a lavorare per giocarsi le proprie chance di ottenere un posto per Tokyo 2021 in doppio (attualmente occupa una posizione intorno alla top 100).
Ora Bra rimane la sua base quando gioca i tornei europei ed è il luogo dove continuano a vivere i suoi genitori, trasferiti dalla Russia all’Italia qualche anno dopo il suo arrivo, per seguirlo (anche il fratello minore, Denis, è un tennista di buon livello e quest’anno ha contribuito alla promozione del Tc Sale in B2, ndr). "Dopo il torneo di Cordenons - spiega Andrey - starò a Bra due settimane per allenarmi insieme al mio compagno di nazionale Aleksandr Nedovyesov e al coach del Kazakistan. L'intenzione è di giocare insieme i successivi tre Challenger in Italia, ovvero Forlì, Biella e Parma, e vedere che livello di tennis saremo in grado di esprimere".
La coppia kazaka, che in coppa Davis, nel 2014, superò niente meno che il duo svizzero formato da Stanislas Wawrinka e Roger Federer, non si è ancora messa alla prova dopo il lockdown. "Con Behar mi trovo molto bene - prosegue il kazako, terzo miglior giocatore di Davis del suo Paese per partite vinte - anche fuori dal campo e sul terreno di gioco ci aiuta il fatto di avere caratteristiche ben compatibili: io presidio il fondo campo e lui gioca bene a rete. Anche con Nedo (abbreviazione di Nedovyesov, ndr) il feeling è molto buono, benché ci somigliamo di più nel gioco. Il nostro obiettivo è di allenarci per diventare una coppia davvero forte, in grado di rappresentare il Kazakistan al meglio, magari anche a Tokyo 2021. Sappiamo bene che le possibilità non sono molte, anche perché riuscire ad entrare in tabellone in doppio alle Olimpiadi è ancora più difficile rispetto al singolare, ma vale la pena provarci, partendo dai Challenger e poi, se le nostre prestazioni saranno all'altezza, passando ai tornei Atp".
"La qualificazione per le Olimpiadi - prosegue Andrey - non è un'ossessione, ma un obiettivo a cui lavoriamo con impegno, sapendo che sarà complicato arrivarci e che non dipenderà solo da noi. Intanto io mi diverto a giocare, il doppio è meno dispendioso del singolare, per cui l'età e il tempo passato lontano dal campo incidono meno. I risultati che sto ottenendo, uniti al livello di tennis che riesco ad esprimere, mi stanno motivando parecchio, per cui ho voglia di mettermi ancora alla prova e sfruttare al meglio questa scia di risultati positivi".