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L'importanza del tennis in chiaro, il valore dell'efficienza, l'importanza di partner come Sport e Salute, i successi di Jannik Sinner. Di questo e non solo ha parlato Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, intervenuto alla sesta edizione dello “Sport Industry Talk” di RCS Academy
27 novembre 2024
"La visibilità del tennis in chiaro, insieme allo sport nella scuola, è la madre di tutte le battaglie". Parola di Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, intervenuto alla sesta edizione dello “Sport Industry Talk” di RCS Academy, in collaborazione con Corriere della Sera e RCS Sports & Events.
"Jannik è nato nel 2001. Quando aveva 7-8 anni abbiamo fatto una pazzia, il canale SuperTennis, che ha permesso a tutte le ore di tutti i giorni di poter apprezzare, anche in tutti i piccoli comuni come Sesto Pusteria, uno sport che era stato oscurato e distrutto dalle pay-tv. Oggi un bambino di 7-8 anni, nelle stesse condizioni di Jannik vent'anni fa, non potrebbe vedere un campione come Sinner" ha detto Binaghi.
Intervistato dalla giornalista del Corriere della Sera Gaia Piccardi, il numero 1 del tennis italiano rilancia la sua sfida al calcio, anche in tv. "Noi ammiriamo il calcio, come abbiamo ammirato tutte le federazioni tennistiche che erano sopra di noi a livello mondiale. Ma lo sport ci insegna che dobbiamo competere. Abbiamo allora cercato di copiare dalla federazione francese di tennis o da quella italiana della pallavolo le regole migliori per cercare di scalare la classifica. Ora di fronte a noi c'è il calcio e credo che debbano essere onorati che noi vorremmo arrivare dove sono loro" ha detto nel suo intervento. Per quanto riguarda la visibilità televisiva, è chiaro il suo invito alla Rai: "Vorremmo misurarci col calcio, è argomento di oggi, a pari condizioni: su Rai 1, o anche su Rai 2, ma sullo stesso canale".
Nel suo intervento il presidente Binaghi sottolinea i fattori chiave che hanno portato la Federazione Italiana Tennis e Padel ai vertici del mondo sportivo italiano. Il primo di tutti è l'attenzione all'efficienza. "Siamo un tipico caso di scuola di un fenomeno controcorrente. Nel 2000 come classe dirigente abbiamo contestato la gestione disastrosa della Federazione Italiana Tennis. Quando siamo arrivati, abbiamo cacciato via tutti, ne abbiamo tenuto uno solo, e abbiamo cambiato le regole. Quella precedente era una federazione patriarcale, soggettiva, inefficiente, clientelare. Siamo diventati l'esatto opposto. L'allora presidente del CONI Gianni Petrucci, il nostro padre putativo, si metteva a ridere per le nostre iniziative. Strada facendo, ci siamo resi conto che eravamo contro-corrente rispetto all'impostazione generale dello sport in Italia. Da noi non c'è assistenzialismo, ma efficienza".
Quello che la Federazione Italiana Tennis e Padel chiede è un passo avanti complessivo nella gestione dello sport italiano. "L'unica cosa che chiediamo, e ancora non riusciamo a ottenere, sono leggi di sistema uguali per tutti – sottolinea - non vediamo ragione perché il calcio, lo sport più ricco, debba avere protezioni che i nostri sport non hanno. E riteniamo inconcepibile che ci siano 10-15 federazioni tenute in piedi in modo assistenzialistico, senza avere possibilità di sviluppo, solo perché ogni quattro anni devono andare a votare al CONI".
Il successo sportivo del tennis italiano e i riconoscimenti per la Federazione nell'organizzazione dei grandi eventi derivano da un grande lavoro di squadra. "Abbiamo avuto dei partner straordinari e un contesto favorevole" spiega Binaghi. "La tv l'abbiamo fatta con la Rai, nel campo dell'organizzazione dei grandi eventi tutto quello che abbiamo imparato lo dobbiamo a Sport e Salute. È vero che nel 2006 sono stato io a convincere Petrucci e Pagnozzi che un dirigente sportivo non dovesse necessariamente occuparsi anche di ristorazione, biglietteria, servizi igienici, hospitality in generale. Ma senza Sport e Salute non saremmo qui a parlare né delle Nitto ATP Finals, che sono state un premio per i risultati degli Internazionali BNL d'Italia, né di quello che faremo o che vorremmo fare al Foro Italico".
Il contesto deriva dalla politica che, spiega il presidente Binaghi, "per fortuna ha fatto tantissimo per lo sport. La legge Giorgetti-Valente ha liberato energie straordinarie, l'abbiamo capito da subito e ci siamo adeguati allo spirito della legge, e da quel momento abbiamo volato".
Il presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, Angelo Binaghi, e accanto Giancarlo Giorgetti, Ministro dell'Economia e delle Finanze, durante l'incontro del ciclo "Vita da campioni" al Foro Italico (Foto Fioriti)
Il resto lo fanno i campioni sul campo. "In questi 24 anni ho avuto quattro forti emozioni" racconta. "La prima è stata la vittoria di Francesca Schiavone al Roland Garros nel 2010. La seconda è stata la prima vittoria in Fed Cup nel 2006, in Belgio. La terza è stata la vittoria della Coppa Davis dello scorso anno, e poi quella di quest'anno, la più intensa, la vittoria del primo titolo Slam in campo maschile della nostra gestione grazie a Jannik Sinner all'Australian Open".
Sinner, primo italiano numero 1 del mondo, è il volto dell'Italia che vince nel mondo, il simbolo di una stagione corale, in cui per la prima volta abbiamo vinto Coppa Davis e Billie Jean King Cup nello stesso anno, in cui Matteo Berrettini ha vinto tre titoli, in cui Jasmine Paolini ha vinto il primo WTA 1000 e giocato due finali Slam. La prima in cui abbiamo vantato giocatori e giocatrici qualificati alle ATP Finals e alle WTA Finals sia in singolare, sia in doppio.
"Jannik è diverso dall'italiano medio - ha concluso - per noi i grandi campioni dello sport sono estrosi, esuberanti, non fanno cose normali. Jannik le fa tutte normali".