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Chiusa la carriera da calciatore, segnata da un grave infortunio al ginocchio quando era in C, è tornato alla racchetta, suo primo amore, e disputa tornei Open: “In campo mi diverto, è stimolante misurarsi con ragazzi che giocano bene ma contro Sara fatico a fare un game”
di Gianluca Strocchi | 27 gennaio 2021
Un grave infortunio al ginocchio, a 21 anni, quando era in serie C gli ha tarpato le ali come calciatore, inducendolo a rimettere nel cassetto certi sogni e a dedicarsi anche allo studio così da costruirsi una nuova prospettiva professionale. E appena ha deciso di appendere le scarpette bullonate al chiodo Davide Errani ha ripreso in mano la racchetta, il suo primo amore (da ragazzo è stato anche campione regionale under 12).
Da quel momento – sono passati ormai oltre cinque anni - non l’ha più lasciata e quando gli impegni glielo consentono disputa anche qualche torneo Open, in Emilia Romagna in particolare, dove spesso e volentieri mette sotto avversari che hanno la metà dei suoi anni o anche meno, con una classifica FIT migliore della sua, dimostrando di valere sul campo più dell’attuale ranking (nelle graduatorie 2021 è 3.2 retrocesso di un gradino). Del resto, in casa a Massa Lombarda lo sport è un qualcosa che fa parte del Dna di famiglia, se si pensa che anche il padre Giorgio dopo essere stato calciatore dilettante già da un po’ di anni si diletta a competere in pista nelle gare Turismo riservate ai come gentlemen driver, al volante di una Porsche. Da piccola Sara ha preso in mano la racchetta per la prima volta a 5 anni proprio seguendo le orme del fratello maggiore (cinque anni di differenza fra i due), che a un certo punto ha optato per dedicarsi esclusivamente al pallone (per un periodo imitato anche dalla sorella…).
“Ho iniziato a praticare contemporaneamente calcio e tennis, più o meno all’età di 5 anni – racconta Davide Errani, nato il 9 novembre 1982 – e ho continuato con entrambi gli sport fino a 12 anni, quando mi chiamò il Bologna Calcio e dovetti prendere una strada perché accettare quella proposta significava andare tutti i giorni ad allenarsi per il club rossoblù”.
In effetti l’inizio della carriera calcistica fu ricco di soddisfazioni. “Ho fatto parte del settore giovanile del Bologna fino ai 16 anni, poi hanno deciso di non tenermi più e sono tornato a casa, dopo una stagione a Massa Lombarda sono andato a Faenza dove ho passato quattro anni meravigliosi, davvero fantastici. Dopo un campionato fra Allievi e Juniores, a 18 anni ho esordito in prima squadra in serie C, e da lì ho fatto altre due stagioni in serie C a Faenza, una a Forlì e una nella Pro Vercelli, venendo convocato anche nella Nazionale Under 20 italiana. Però quando ero in Piemonte, a marzo durante Pro Vercelli-Cremonese, ho subito un brutto infortunio che ha caratterizzato e condizionato non solo la mia carriera ma in parte anche la vita. Mi sono rotto legamento crociato anteriore, due menischi, legamento collaterale e piatto tibiale, tutto insieme. Gli interventi chirurgici, due, a cui sono stato sottoposto, sono stati problematici e difficoltosi, basti dire che dopo il primo il medico che mi ha operato non era sicuro riuscissi a tornare a camminare… Sono dovuto andare in Spagna per sistemare tutto, dove si allenava Sara, sono stato fermo due anni, poi ho ripreso a giocare a calcio disputando due stagioni di serie D e finendo con campionati di Promozione ed Eccellenza, dove anche se a livello più basso mi sono divertito tantissimo. A 33 anni ho smesso, e dopo qualche mese ho ripreso la racchetta da tennis in mano”.
Il destino, insomma, si è messo un po’ in mezzo, impedendogli di coronare quell’ascesa fino a palcoscenici ancor più prestigiosi.
Rimpianti particolari? “Sono sempre stato curioso, dentro di me, di sapere dove sarei potuto arrivare se non ci fosse stato quell’infortunio. Ma, guardandomi indietro ora che è passato un po’ di tempo, posso dire che la persona che sono diventata adesso c’è grazie anche a quei momenti difficili. Soprattutto grazie a quelli e quindi va bene così”.
Per fortuna a regalare gioie sportive c’è il tennis, visti i numerosi “positivi” messi a segno…
“Sono tesserato per il Circolo Easy Tennis di Barbiano di Cotignola, è il club in cui fa base Michele Montalbini, che è stato mio maestro quando ero ragazzo e anche uno dei primi maestri di Sara, con cui tutt’ora abbiamo uno splendido rapporto. Sinceramente quando faccio tornei non penso al fare un “positivo”: gioco esclusivamente per divertirmi e perché ci sono tanti ragazzi che giocano bene, è stimolante. Certo quando si vince è sempre meglio, e quando si perde si rosica sempre un po’.
Dove potrei arrivare come classifica se fossi ben allenato? Ah, non ne ho la più pallida idea, so solo che mi diverto tanto, ci sono bei tornei in giro, tanta gente che gioca. A novembre farò 39 anni, e mi piace il fatto di scendere in campo spesso con ragazzi che hanno anche 20 anni in meno di me”.
Come documenta un’immagine postata sui social, a Ferragosto – subito dopo la partecipazione della romagnola al torneo WTA di Palermo che ha segnato la ripartenza del tour dopo lo stop causa pandemia - è andato in scena un “derby” di famiglia sui campi di Massa Lombarda, dove entrambi hanno mosso i primi passi.
La curiosità sorge spontanea: ma con Sara, di cui Davide è il manager ormai da una decina d’anni dopo una laurea in economia e marketing, in un match senza sconti chi vince? “Faccio fatica a fare un game”, ammette con un sorriso Errani, nel cui futuro potrebbe magari esserci un progetto professionale legato al tennis al fianco della sorella, quando l’ex numero 5 del mondo deciderà di lasciare le competizioni.
“Al momento non ci ho pensato. Sono uno a cui piace farsi sorprendere dalla vita, vediamo dove mi porterà. Del resto, mi ritengo una persona fortunata: faccio un lavoro che amo, in un ambiente che mi è sempre piaciuto. Non escluderei neppure l’idea di andare a vivere all’estero per qualche tempo – conclude Davide -, dunque vediamo cosa succederà fra qualche anno”.