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Addio prof. Parra, Harry Potter del tennis. Azzurri con il lutto al braccio

E' mancato, a 64 anni, il professore che aveva studiato e perfezionato per una vita un laser curativo per tantissimi atleti. Oggi gli azzurri in campo con il lutto al braccio

di | 29 novembre 2021

Pierfrancesco Parra è sempre stato un punto di riferimento per il team Italia in Coppa Davis

Pierfrancesco Parra è sempre stato un punto di riferimento per il team Italia in Coppa Davis

Il tennis italiano ha perso il suo Harry Potter, insieme medico, tifoso, amico, tutore di tanti atleti ai quali, negli anni, in tanti anni, e in tanti sport diversi, grazie ai suoi macchinari magici, ha restituito in pochi minuti il sorriso curando traumi, edemi, lesioni legamento e muscolari, e anche microfratture. Ora il suo cuore ha ceduto e lascia un grande vuoto.

Pier Francesco Parra non era imponente, non era ingombrante, anzi, si caratterizzava coi suoi baffi e con l’aura del salvatore, dell’uomo di scienza, di chi sa e agisce. E, siamo sicuri, se non fosse stato preso alla sprovvista dalla sorte, se non fosse stato proprio lui il paziente, avrebbe emesso fulmineamente una diagnosi sicura, secca, semplice, come faceva sempre per tutto e per tutti, avrebbe immediatamente disegnato una prognosi, avrebbe borbottato una soluzione per risolvere il problema. 

Questo era Doctor Laser, un nomignolo che non gli piaceva ma che in fondo accettava, tanto da utilizzarlo nell’autobiografia. Con lo stesso orgoglio con cui decantava le meravigliose prestazioni dei macchinari che costruiva con le sue mani e poi curava e perfezionava e risistemava sempre da solo, gelosissimo e insieme protettivo come se fossero suoi figli. Perché, nel suo campo, Pier Francesco era un genio. 

Nato a Grosseto il 5 agosto 1957, raccontava che sin da bambino avesse avuto la passione per l’invenzione e ad appena sei anni avesse costruito una radio - funzionante - usando una scatola di latta per biscotti. Si era laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Pisa con il massimo dei voti, specializzandosi in Chirurgia Generale e in Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso all’Università di Pisa. Quindi si era perfezionato in Laserchirurgia a Tolosa, in Francia, e si era indirizzato decisamente in quella branca come testimoniano le oltre 150 pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali e due libri: “Ilaser ad Argon e Neodimio-YAG nella pratica clinica”, “Laser e Sport”.

E’ stato il primo ad introdurre in Italia i laser chirurgici all’argon, il gas verde che veniva utilizzato solo nelle terapie vascolari. Illuminato dall’ideale della stessa luce: “Non riesco ad immaginarmi qualcosa di più triste del buio, infatti l’uomo ha sempre cercato la luce, e ogni ispirazione e sensazione profonda è di solito abbinata proprio alla luminosità”.

Nel 1988, il professore, con la collaborazione tecnica degli ingegneri Algeri e Aloisini, ha messo a punto una originale metodica utilizzando il laser Neodimio-YAG in terapia dello sport mediante una sua defocalizzazione. E ha cominciato a trattare una miriade di atleti, almeno 600, fra i primi il campione europeo dei 5000 e dei 10000 metri, Salvatore Antibo e il dio dello sci alpino italiano e mondiale, Alberto Tomba.

Finché nel 1997, al culmine dei suoi continui studi sulla scatola magica che emettesse un laser curativo senza scaldare e tagliare i tessuti, ha partorito la mitica FP3, mettendola definitivamente a punto solo nel 2002. Brevettandola e ripartendo subito dopo alla ricerca di un prototipo sempre più piccolo e trasportabile. Senza però tralasciare i pazienti, tantissimi pazienti, atleti di tutti i livelli del mondo dello sport, tanto che già nel gennaio 2004 aveva un data base con 1000 pazienti trattati con la sua rivoluzionaria metodologia con risultati eccellenti.

Spaziando fra un po’ tutte le discipline, dalla pallacanestro alla pallavolo, dalla Juventus calcio alla Federazione Italiana Tennis, occupandosi sia del centro tecnico federale di Tirrenia che delle Squadre Nazionali di Davis e Fed Cup per la preparazione Olimpica.

Con le quali e per le quali ha viaggiato tantissimo, accudendo tutte le ultime generazioni agonistiche. Intrecciando tante amicizie anche al di fuori dello sport come con Fiorello e, soprattutto, Paolo Bonolis, che raccontava al mondo intero di come, “a Sanremo 2009, il professore mi ha chiuso il menisco in un’ora senza chirurgia. Miracolo? No Parra. Il mio amico”.

Il professore lascia la moglie, Chiara, e tre figli, Vittoria, Giovanni ed Elisabetta.

La Federazione Italiana Tennis, il suo Presidente Angelo Binaghi e tutto il movimento si stringono con affetto attorno alla famiglia nel porgere le loro più sentite condoglianze.

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