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Il capitano della Nazionale che trionfò in Cile svela al settimanale 'Oggi' alcuni retroscena sulla spedizione azzurra: "Non ci parlammo per cinque anni, poi Panatta si scusò"
13 maggio 2022
"Nel 1978 la banda dei quattro organizzò un complotto per mandarmi via. Per la cronaca, l’anno precedente eravamo arrivati in finale. Eppure, dopo un primo e un secondo posto, la ricompensa fu un calcio nel sedere. Non ci parlammo per cinque anni". Esordisce così Nicola Pietrangeli, capitano della squadra italiana che trionfò a Santiago del Cile nella Coppa Davis del 1976. L'ex tennista, intervistato dal settimanale 'Oggi', ha raccontato diversi aneddoti su quella storica ma travagliata trasferta sudamericana che portò ai colori azzurri il primo e fin qui unico successo nella massima competizione tennistica per Nazionali.
"Ognuno ha il proprio carattere con relativo ego. Io ho fatto Pietrangeli per l’intera esistenza e non mi è andata poi così male. La verità è che erano quattro ottimi giocatori, divisi su tutto. Panatta e Bertolucci stavano sempre per conto loro. Barazzutti e Zugarelli, idem - ha continuato Pietrangeli -. Io ero il collante, tant’è che dopo il mio esonero furono eliminati al primo turno, quando Adriano si fece battere da un cameriere ungherese".
Considerato uno dei migliori tennisti italiani di sempre, l'ex capitano della Nazionale vanta tra i tanti successi anche due trionfi al Roland Garros nel 1959 e nel 1960. Da giocatore Pietrangeli non riuscì a conquistare il titolo in "Davis", ma si tolse questa soddisfazione nel 1976 come capitano della Nazionale azzurra: "Quella vittoria fu un’immensa emozione. Ci andai perfino a dormire, con la Coppa Davis. Tuttavia orgoglio e soddisfazione si mescolarono all’amarezza".
"C’è una foto emblematica. Noi in aeroporto, al ritorno da Santiago, con la mitica insalatiera (così è ribattezzato il trofeo, ndr). Da soli. Nessuna autorità ad accoglierci, nessun festeggiamento. Sembrava che il Paese si vergognasse del nostro successo".
Il rapporto con Adriano Panatta, uno dei protagonisti del successo a Santiago del Cile, non è sempre stato felice ma, dopo un silenzio lungo cinque anni tra i due, arrivò la riconciliazione: "Fu lui a rompere il ghiaccio e a ricucire lo strappo. Nel 1983. Eravamo a Cortina, non ricordo più perché. Di certo avevamo bevuto il giusto. A un tratto cominciò a piangere sulla mia spalla e mi chiese scusa" ha raccontato l'ex tennista a cui oggi è intitolato l'ex campo centrale del Foro Italico.
Infine, interrogato su chi sia il più forte tennista italiano di tutti i tempi, Pietrangeli ha commentato: "Basta guardare il palmares. Ho vinto più io da solo che loro quattro insieme. Con il dovuto rispetto per Panatta, che è stato un grande giocatore. A me manca soltanto Wimbledon, è il vero dispiacere della carriera. Fino all’anno scorso ero l’unico italiano arrivato in semifinale sull’erba londinese. Sono contentissimo che Matteo Berrettini abbia battuto il mio record, penso che riuscirà a conquistare il torneo".