Chiudi
In occasione del centenario dell’Italia in Coppa Davis ripercorriamo, con cadenza settimanale, tutti i giovedì fino all'8 settembre, la storia del tennis nostrano attraverso i grandi eventi del tennis azzurro e i personaggi cardine delle varie epoche, che hanno caratterizzato anche le squadre nella massima competizione mondiale per nazioni del nostro sport
di Vincenzo Martucci | 14 luglio 2022
Nicola Pietrangeli è una statua del tennis italiano, più grande ancora del campo delle statue del Foro, a Roma, intitolato a suo nome. Nick dal grande rovescio e dall’eleganza sublime ha marchiato un periodo lunghissimo delle racchette italiche anche nel mondo, firmando 2 Roland Garros come a Roma, sempre in 4 finali, fermandosi a Wimbledon in semifinale solo contro Rod Laver e solo al quinto set, anticipando nel 1960 l’impresa del 2021 nel Tempio di Matteo Berrettini.
E’ l’unico tennista italiano incluso nell’Hall of Fame, non tanto per i 48 titoli vinti quanto per lo stile e la bravura - da ideale Marcello Mastroianni del tennis -, e soprattutto per il record mondiale (ancora imbattuto) di match giocati in coppa Davis: 164 di cui 120 vinti e 44 persi. Malgrado sia riuscito ad aggiudicarsi la famosa insalatiera d’argento solo da capitano, nel 1976.
Del resto la massima competizione a squadre per nazioni è stato il più grande amore di Pietrangeli, nato a Tunisi l’11 settembre 1933, dal primo match nel secondo turno della Zona europea, nel 1954 a Madrid, a 21 anni, fino all’ultimo, nei quarti dello stesso tabellone, a quasi 39, vinto in doppio (contro l’Olanda a San Benedetto del Tronto, il 20 maggio del 1972) insieme al suo erede, Adriano Panatta.
Col quale ha sempre avuto un rapporto molto particolare e contraddittorio, come spesso succede fra due campioni della stessa nazione, di epoche diverse, con tanto in comune, dalla spiccata personalità alle notevoli qualità tecniche all’ego prorompente.
Pietrangeli, che in Davis non si è mai tirato indietro e ha sempre aspramente criticato chi l’ha fatto anche negli anni a venire, giocava assiduamente sia singolare che doppio, specialità nella quale si è aggiudicato il Roland Garros nel 1958 (l’anno in cui trionfò anche nel misto).
La sua spalla ideale è stato “il gigante buono” di Fiume, Orlando Sirola, 88 match in Davis, con 22 successi su 45 in singolare e 35 su 43 in doppio. Con lui accanto, Pietrangeli nel 1956 arrivò in finale anche a Wimbledon, fondando una delle coppie più vincenti della Davis, un doppio mitico cui si fa sempre riferimento, in Italia, come paragone di un binomio perfetto. Una squadra nella squadra protagonista di un decennio, con due finali consecutive, nel 1960 e 1961, conquistate sempre contro i fortissimi statunitensi e perse contro gli ancor più forti australiani.
La prima finale fu un vero miracolo. Pietrangeli e Sirola persero i primi due singolari della semifinale interzone sull’erba di Perth contro gli americani Buchholz e McKay ma, vincendo il doppio dopo aver rimontato il set iniziale, rovesciarono il confronto aggiudicandosi subito dopo gli altri due singolari. Anche se poi nella sfida decisiva segnarono a malapena il gol della bandiera, a risultato acquisito, con Pietrangeli contro Fraser per il 4-1 ufficiale.
L’anno dopo, sfruttando il fattore campo, sulla terra di Roma, Pietrangeli portò i tre punti decisivi contro gli americani, rimediando al crollo del secondo singolarista, il leone di Milano, Fausto Gardini. Peccato che il responso della finale sull’erba di Melbourne fu ancora più duro dell’anno prima: solo sul 3-0, e quindi a titolo già assicurato, Laver, Emerson e Fraser concessero il primo set a Nicola e Orlando. E comunque bocciarono gli azzurri per 5-0 chiudendo un’epoca di grandi soddisfazioni.
Poi Sirola diradò sempre più l’attività nei tornei, limitandosi alla Davis e ritirandosi a 37 anni da giocatore, per diventare capitano. Troppo drastico: entrò in polemica con Adriano Panatta minacciandolo di non convocarlo in nazionale se non si fosse tagliato i capelli. Fortuna che papà Assenzio trovò la soluzione: “E se te lo chiedessi io di tagliarteli?”. Altri tempi.