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Montepremi di Roma: bugie e brutte figure

Trascinato nell’equivoco da Ben Rothenberg, il sito www.repubblica.it sostiene che gli Internazionali BNL d’Italia hanno fatto una “brutta figura” perché hanno ritenuto di mantenere una differenza simbolica di 10 euro fra il premio attribuito al vincitore del singolare maschile e quello consegnato alla vincitrice del singolare femminile

di | 22 settembre 2020

Karolina Pliskova e Simona Halep, finalista e vincitrice degli Internazionali BNL d'Italia 2020

Karolina Pliskova e Simona Halep, finalista e vincitrice degli Internazionali BNL d'Italia 2020

Trascinato nell’equivoco dal solito Ben Rothenberg, un maldestro freelance di cui inspiegabilmente il “New York Times” continua a servirsi, il sito www.repubblica.it sostiene che gli Internazionali BNL d’Italia hanno fatto una “brutta figura” perché “nonostante grandi competizioni come i tornei del Grande Slam abbiano spinto negli ultimi tempi per equiparare i premi dei campioni e delle campionesse, Roma ha ritenuto di mantenere una differenza simbolica di 10 euro” fra il premio attribuito al vincitore del singolare maschile Novak Djokovic e quello consegnato alla vincitrice del singolare femminile Simona Halep: 205.200 euro all’uno e 205.190 all’altra.
Le cifre sono esatte ma tutto il resto no (incluso il fatto che Ben Rothenberg non era inviato a Roma dal New York Times in quanto agli Internazionali d’Italia non si fa vedere da quando ci costrinse a mandare al suo giornale una smentita a un suo articolo sul torneo). Il giornalista americano e www.repubblica.it sembrano infatti ignorare ciò che nel mondo del tennis sanno tutti. Che, cioè, gli unici tornei a fissare di testa propria il montepremi sono i quattro del Grande Slam, mentre per tutti gli altri il montepremi è imposto dalle organizzazioni che gestiscono il circuito mondiale, l’ATP per gli uomini e la WTA per le donne. Gli organizzatori locali, come la FIT nel caso degli Internazionali BNL d’Italia, non possono far altro che adeguarsi a quanto prefissato da loro.
A Roma, la singolare differenza di appena 10 euro fra il primo premio maschile e il primo premio femminile 2020 è stata in realtà determinata dal veto opposto dal CTS e dalla Regione Lazio alla presenza di pubblico pagante al Foro Italico. In condizioni normali la differenza sarebbe stata maggiore, in quanto qui da noi la prova ATP è di categoria Masters 1000, cioè “di prima classe”, mentre quella WTA è di categoria Premier FIVE, cioè “di seconda classe” rispetto ai Premier MANDATORY. Stavolta l’appiattimento è dipeso da due fattori: come previsto dal “Rulebook” delle due associazioni, in assenza di pubblico pagante il montepremi ATP a carico degli organizzatori è stato abbattuto del 40 per cento mentre quello WTA soltanto del 32 per cento. Un ulteriore appiattimento dei premi al vertice è stato poi causato dai diversi criteri di distribuzione “interna”: gli uomini destinano a chi perde ai primi turni una percentuale maggiore del montepremi totale rispetto a quanto fanno le donne.
Insomma, la differenza di 10 euro è scritta sui “Rulebook” di ATP e WTA e non dovuta allo stolto maschilismo della FIT. Imperdonabile in Rothenberg, che questo abc del giornalista di tennis dovrebbe conoscerlo a memoria, per www.repubblica.it l’errore sarebbe stato facile da evitare: bastava una telefonata a Gianni Clerici, a Paolo Rossi o, se proprio non volevano disturbarli, all’Ufficio Stampa della FIT. Invece, così, la “brutta figura” l’ha fatta il sito più letto d’Italia, non gli Internazionali.

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