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Nicole, dopo la laurea in economia manageriale in Arizona, punta a farsi largo nel circuito mondiale: “L’esperienza in America mi ha arricchita come persona e atleta, mi sono posta obiettivi anno dopo anno: per raggiungerli servono continuità e completezza tecnica”
di Gianluca Strocchi | 18 gennaio 2021
Per Natale si è regalata il suo primo titolo ITF, in doppio, vincendo il torneo di Antalya in coppia con la tedesca Julia Kimmelmann, poi ha aperto il nuovo anno trovando dentro la Calza il successo nell’Open di Padova, che le è servito soprattutto per ritrovare il ritmo partita dopo uno stop per un problema fisico. Nicole Fossa Huergo è pronta ora a rituffarsi nel circuito internazionale: prima tappa due tornei da 15mila dollari di montepremi al Cairo, sulla terra battuta.
“Venivo da un infortunio che mi ero procurata sul cemento di Sharm el-Sheikh, ad ottobre: un edema al piede che mi ha costretta a stare ferma quasi due mesi, concedendomi appunto solo l’ultimo torneo del 2020 in Turchia – spiega la giocatrice nata ad Isernia il 26 marzo 1995 - Era quindi importantissimo per me riprendere a macinare gioco, testare le condizioni del piede e contestualmente giocare tanti punti. E l’Open veneto è stato in tal senso una preziosa opportunità di disputare alcuni incontri, con un livello di difficoltà crescente, sino alla finale contro Martina Spigarelli, un match veramente tosto: tanta corsa e punti lunghi, un confronto divertente ed allenante, che mi è assai servito. Dopo ogni partita il feeling è andato sempre migliorando, in modo da ritrovare proprio quelle buone sensazioni che cercavo in vista della ripresa dell’attività internazionale”.
Nicole ha respirato sport fin dalla culla, visto che il padre Wolfgang Alexander, nato a Rosario, in Argentina, dopo una discreta carriera come tennista si è dedicato all’insegnamento arrivando nel nostro Paese a inizio anni Novanta (da una decina d’anni è nello staff tecnico del Circolo Tennis Bologna), dove la madre, Andrea Mercedes Longo, ha vestito la maglia di vari club di pallavolo, dalla serie A alla C.
L’amore per la racchetta non ha impedito comunque a questa ragazza di proseguire con successo il suo percorso di studi, coronato dalla laurea conseguita oltre Oceano nel 2019.
“Una volta terminato il liceo, continuare a giocare senza però abbandonare i libri, con una borsa di studio per il college, mi è sembrata l’opzione migliore. Sono stata prima alla Armstrong State University, dove nel 2015 abbiamo vinto il titolo nazionale a squadre universitario, poi alla Arizona State University, a Phoenix, città molto bella e accogliente, dove a maggio i due anni fa mi sono laureata in economia manageriale, dopodiché ho preso anche una piccola laurea in spagnolo. E’ stata un’esperienza fantastica - sottolinea la giovane con sangue argentino nelle vene - che rifarei senza il minimo dubbio, probabilmente la miglior decisione presa fin qui in vita mia. Al di là dell’arricchimento scolastico, mi ha fatto crescere come persona, perché mi sono trovata da sola immersa in una lingua e cultura nuove, dovendo imparare a gestirmi anche per quanto riguarda spese e tutto il resto. Insomma, una scuola di vita. E poi mi ha aiutato tantissimo dal punto di vista sportivo, anche perché lì è tutto un altro mondo. Nei college hai a disposizione strutture e persone che ti seguono a 360 gradi, dal coach al preparatore atletico al fisioterapista, tutta una serie di servizi come un professionista e tu come tale devi comportarti: loro ti danno molto e chiedono a te altrettanto, visto che tengono tantissimo alle competizioni universitarie, tra cui il doppio, per cui sei stimolato a dare sempre il 100%, non esistono scuse. L’ultimo mio anno negli States è stato da internship, cioè non più eleggibile per le gare. Però soffrivo nello stare dietro una scrivania e mi mancava talmente il competere che una volta rientrata in Italia mi sono dedicata anima e corpo al tennis. L’esperienza del college ha ridato slancio alla mia passione per questo sport”.
Non a caso, già nel settembre 2019 Fossa Huergo ha raggiunto la finale ai campionati italiani di seconda categoria, a Cagliari, oltre a qualche primo acuto nel circuito ITF (come la finale nel 15mila dollari sul sintetico di Solarino in novembre), confermato poi nell’ultima stagione, pesantemente condizionata però dalla pandemia, con la lunga sospensione dell’attività.
“Mi sono data un limite temporale, visto che non intendo buttare via una laurea, e quindi mi sono ripromessa degli obiettivi da centrare, anno dopo anno, per valutare poi se continuare nello sport o magari, un giorno, tornare negli Stati Uniti per un master e mettere a frutto in ambito lavorativo quel che ho studiato – spiega la portacolori del CT Bologna, con cui ritenterà l’assalto alla serie A1 -. Per il 2020 puntavo ad entrare tra le prime 700 del ranking e ho chiuso l’anno da numero 754 Wta, potendo giocare pochissimo per via del coronavirus, mentre come classifica italiana sono stata promossa 2.1. Non mi posso lamentare, dunque, ma per il 2021 l’asticella si alza: l’obiettivo è quello di inserirmi fra le prime 400 della classifica mondiale, ambizioso lo riconosco, tuttavia misurandomi con avversarie di quel ranking ho sperimentato di avere il livello per poterci stare. Il fattore chiave sarà la continuità di rendimento e la costanza, e qui gioca un ruolo determinante la prevenzione degli infortuni così come il riuscire a mettere in atto una buona programmazione internazionale. Al momento invece permangono una serie di incognite, tra restrizioni e conseguente annullamento di tornei, o anche limitazioni a viaggi e spostamenti. Così finiscono per accumularsi giocatrici di alto livello anche negli eventi dove in situazioni normali troverei posto in tabellone. Insomma, in attesa di tempi migliori tocca vivere un po’ alla giornata”.
Ma che tipo di giocatrice è Nicole Fossa Huergo, dotata di un fisico notevole (1 e 78 di altezza per 67 chili)?
“Mi piace costruirmi il punto scambiando molto: sono una tennista che tiene il ritmo e quando so che la partita si baserà su scambi lunghi e faticosi, mi sento maggiormente in confidenza. Se devo identificare un punto forte, dico proprio la resistenza. E mi sento forte anche nel saper variare il gioco: palle alte, so spingere e tenere e a rete me la cavo perché ho anni di doppio alle spalle, visto che come dicevo in America riveste notevole importanza. Però a volte mi adeguo troppo, stando dietro la linea di fondo e aspettando l’errore dell’avversaria, per questo sto cercando di focalizzarmi anche su un gioco più aggressivo. Del resto, il mio idolo è Roger Federer, l’unico vero re del tennis nel mio giudizio. A livello femminile ammiro tante giocatrici, nessuna però in maniera speciale”.
Oltre al padre-maestro, ad occuparsi di lei è coach Patricio Remondegui, attuale direttore tecnico della Ravenna Tennis Academy, dove Nicole si reca in media due-tre volte a settimana.
“Mi trovo veramente bene con lui, che fra l’altro sul piano tecnico è in totale sintonia con mio padre, con cui mi alleno nei restanti giorni a Bologna. Tuttavia nei tornei di solito giro da sola, anche per contenere le spese visto che a livello ITF i guadagni sono quelli che sono, ma per l’interruzione dell’attività sportiva nei circoli come conseguenza del lockdown mio papà ha avuto qualche volta il tempo per accompagnarmi. Con Remondegui ci dedichiamo prevalentemente alla strategia e alla consistenza nel gioco. Ad esempio, approfittando della trasmissione in streaming dei match del torneo di Padova, sono stati ricavati tutti i dati statistici e dopo averli analizzati abbiamo nei giorni scorsi svolto lavori specifici, ad esempio sull’incisività della seconda palla di servizio. Per chi vuole trovare spazio nel tour professionistico è fondamentale essere il più completi possibile -conclude Nicole - e un coach della sua esperienza mi sta aiutando in questo processo di crescita”.