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Il coach di Lorenzo tira le somme del 2020 e traccia gli obiettivi futuri: “Progressi atletici e tecnici, ma il vero salto di qualità nella gestione della parte emozionale e nell’atteggiamento, anche in allenamento. Consolidare il livello per giocare solo ATP”
di Gianluca Strocchi | 11 dicembre 2020
Duecentotrentadue posizioni guadagnate, dal numero 360 ATP con cui aveva chiuso il 2019 all’attuale 128esimo posto, dopo aver toccato un best ranking di numero 123 a metà ottobre. Non c’è che dire, le cifre parlano chiaro: il 2020 ha visto l’esplosione ad alto livello di Lorenzo Musetti, non a caso inserito dall’ATP fra i sei in nomination per il premio ‘Newcomer of the Year’ destinato al Next Gen entrato per la prima volta fra i migliori 150 della classifica in questa stagione determinando l’impatto più significativo nel circuito.
“La candidatura al premio ATP è semplicemente il riscontro oggettivo a una stagione pazzesca per la crescita esponenziale di questo ragazzo”, commenta con comprensibile soddisfazione Simone Tartarini, il coach che da dieci anni segue il talento di Carrara, ora allo Junior Tennis San Benedetto di La Spezia.
“Sono uno che alle statistiche preferisce le considerazioni tecniche e il lavoro sul campo, però se si tenesse conto dei soli risultati del 2020 Lorenzo sarebbe 61esimo in classifica e se si fosse trattato di una stagione normale si sarebbe qualificato per le Next Gen ATP Finals, lui che è un 2002, insieme a ’99 come Shapovalov, De Minaur e Kecmanovic o 2000 quali Auger-Aliassime – fa notare il maestro ligure – E gli esperti di numeri applicati allo sport mi hanno segnalato come da agosto in avanti, dopo la ripresa del circuito, Musetti ha avuto un rendimento da top 40 del mondo. Tutte annotazioni che fanno sicuramente piacere, anche se noi per tracciare un consuntivo dell’anno che sta per concludersi preferiamo considerare altri fattori”.
Ecco allora ai raggi X il 2020 del suo allievo nella valutazione di ‘prof Tartarini’. “Dodici mesi fa avevamo posto come obiettivo di medio-lungo termine un miglioramento che consentisse di entrare tra i primi 150 del ranking ATP, in modo da poter svolgere una programmazione importante finalizzata ad alzare il livello di Musetti. Un obiettivo raggiunto con una seconda parte di annata in cui Lorenzo è stato davvero bravissimo. C’è stato un progresso dal punto di vista fisico, perché nel periodo di stop dell’attività c’è stato più tempo del solito per potenziare la parte atletica, e anche sul piano tecnico, dove ha pagato il lavoro svolto in particolare sugli appoggi per avere maggiore stabilità visto che come esecuzione colpiva già bene la palla.
Ma il vero salto di qualità lo ha compiuto nella gestione della parte emozionale, in precedenza non sempre all’altezza. Intendo dire che prima c’erano tanti alti e bassi di rendimento, conseguenza di quel che accadeva anche in allenamento. Ad esempio a inizio stagione in un torneo Future in Nuova Zelanda, dopo aver vinto a fatica all’esordio con un ragazzo del posto, ha perso contro un avversario intorno alla 900esima posizione mondiale con una prestazione mediocre, poi subito dopo è arrivato all’ultimo turno di qualificazioni a Melbourne e anche a Dubai ha giocato bene, alla pari con uno come Rublev, quest’anno spesso ingiocabile. Quindi a Bergamo di nuovo un match da dimenticare, un’altalena che faceva sorgere dei dubbi pure al sottoscritto. Invece alla ripartenza del tour, dopo un rodaggio ad agosto, Lorenzo ha letteralmente cambiato passo, specie come linguaggio del corpo: per 8-9 settimane ha avuto un atteggiamento positivo per tutta la partita, carico e intenso, vincendo tanti match e quelli persi lo sono stati per merito di chi aveva di fronte. Per tali ragioni darei un bel nove al suo 2020”.
Il ruolino di marcia del giovane carrarino parla di ottavi agli Internazionali BNL d’Italia – i primi in un Masters 1000 - partendo dalle qualificazioni ed eliminando nomi eccellenti quali Stan Wawrinka e Kei Nishikori, il primo titolo challenger conquistato a Forlì, sui campi del Villa Carpena a 18 anni e mezzo, poi la prima semifinale ATP al “Sardegna Open” dove è stato costretto al ritiro per un infortunio al gomito destro.
“Gli accertamenti hanno evidenziato un edema da stress, che non aveva però dato segnali in precedenza – spiega Tartarini - e il dolore si è manifestato all’improvviso durante l’incontro con Djere. E’ stato fermo una dozzina di giorni per questo problema fisico, poi però non si è potuto allenare con me perché al rientro dalla Sardegna sono risultato positivo al Covid, per cui non ho potuto seguirlo né a Parma né ad Ortisei, challenger sul veloce a cui Lorenzo è arrivato ormai a corto di energie, però abbiamo provato a migliorare ulteriormente il ranking per vedere se si riusciva ad entrare nel main draw degli Australian Open”.
Dici Melbourne e viene da pensare a un rebus, una sorta di rompicapo ancora in attesa di soluzione quando ormai però il 2021 è dietro l’angolo.
“Al momento le uniche certezze che abbiamo sono l’inizio dei tabelloni l’8 febbraio, mentre per le qualificazioni l’ipotesi più probabile è che si svolgano a Dubai a inizio gennaio, con tutte le perplessità per una soluzione del genere. In quanto vincitore della prova junior due anni fa abbiamo avanzato richiesta di wild card attraverso la Federazione italiana ma siamo in attesa di una risposta – spiega quello che è un po’ il secondo padre del giovane toscano, in questi giorni spostatosi a Montecarlo per allenarsi al Country Club con diversi top player -. Capisco che gli organizzatori abbiano tante problematiche anche più importanti di questa da affrontare, però nel nostro caso è complicato impostare il lavoro di preparazione off season, iniziato una decina di giorni fa, senza sapere se Musetti dovrà giocare a inizio gennaio le qualificazioni oppure un mese più tardi in Australia. Riceviamo ogni giorno tante comunicazioni da ATP e organizzatori, mi auguro davvero di averne a breve una definitiva”.
Al di là delle incertezze sul calendario di inizio stagione, il tecnico ligure ha le idee chiare sul percorso da compiere nei prossimi mesi.
“Anche in questo caso fisseremo un obiettivo di ranking a medio-lungo termine, che potrebbe essere la Top 50, in ogni caso vogliamo puntare a salire il prima possibile in classifica ATP e consolidare sempre più il livello, disputando tornei del circuito maggiore e, se possibile, Masters 1000. Nel 2020 Musetti e Alcaraz, due dei Next Gen che sono cresciuti di più, hanno giocato qualcosa come 45-46 partite e i match con avversari di valore sempre più alto danno sempre tanti spunti e aiutano questi ragazzi a capire l’importanza del lavoro”.
Gli exploit hanno portato il ragazzo di Carrara alla ribalta del grande pubblico, con sempre maggiori attenzioni mediatiche e impegni, anche per il suo coach.
“Fanno sicuramente piacere, ma occorre essere bravi a gestirle nella giusta maniera. Interviste o eventi non devono andare a sottrarre tempo ed energie preziose alla giornata di un professionista del tennis, che è scandita da allenamenti intensi, sia fisici che sul campo, ma anche di tempo dedicato al fisioterapista e al riposo, altrettanto importante per la ‘macchina’ di un atleta. Per quanto mi riguarda, sono aumentate le richieste anche di ragazzi da fuori, che cerco di seguire con progetti a settimana, e ho allacciato collaborazioni a distanza con altre realtà”, conferma Tartarini, che la settimana scorsa ha avuto in visita al suo club anche il capitano azzurro Corrado Barazzutti.
“Voleva vedere Lorenzo, per un eventuale futuro inserimento nella rosa della Davis, e questo è un motivo d’orgoglio. Grazie al rapporto con la Federazione possiamo contare sul preparatore atletico Roberto Petrignani, oltre a una figura assai preziosa come Umberto Rianna durante la stagione dei tornei. Inoltre abbiamo la fortuna di avere qui a La Spezia uno sparring d’eccezione come Alessandro Giannessi. Insomma stiamo dando struttura al progetto, il primo progetto privato finanziato dalla FIT.
In tal senso posso considerarmi un precursore come maestro di circolo che per poter seguire in modo adeguato un allievo di interesse nazionale ha ricevuto prima contributi e poi ora servizi. Sono convinto che questo tipo di percorso sia il migliore e vedo che ci si sta orientando sempre più su tale strada nel nostro Paese: chiaramente la Federazione non deve essere intesa come una banca, ma i maestri devono mettersi in gioco, fare la propria parte – conclude Tartarini – investendo con sacrifici su se stessi e la loro crescita professionale”.