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Berrettini pronto al rientro: “Mi sento bene, dovremo ritrovare il ritmo partita”

In una video conferenza con la stampa italiana alla vigilia dell’esordio nell’Ultimate Tennis Showdown, Matteo fa il punto della situazione e parla di Federer

di | 12 giugno 2020

Matteo Berrettini alle Atp Finals di Londra 2019

Matteo Berrettini alle Atp Finals di Londra 2019

Finalmente in campo per un match. Matteo Berrettini è pronto sabato ad esordire contro David Goffin nell’Ultimate Tennis Showdown a Sophia-Antipolis, in Costa Azzurra. Il 23enne romano quest'anno ha giocato solo gli Australian Open, quindi si era fermato prima che scoppiasse la pandemia da coronavirus, per infortunio. Ha trascorso il lockdown a Boca Raton, in Florida, a casa di Ajla Tomljanovic, la tennista croata, naturalizzata australiana. Dopo più di tre mesi trascorsi negli Stati Uniti, Matteo è tornato in Europa pochi giorni fa. “L’Europa è diversa: non sono tornato a casa, sono in Francia - ha raccontato in una video conferenza organizzata con la stampa italiana - ho visto solo Vincenzo Santopadre, che mi ha visto in buona forma. E’ contento di come mi ha ritrovato sia fisicamente che mentalmente. Non mi sono ancora riunito con la mia famiglia, la prima cosa che farà appena tornerò a Roma è andare a cena dai miei nonni. Mi è mancata la cucina italiana. Però sono contento di essere tornato ad allenarmi con il mio team, anche se siamo lontani dai tornei ATP. Mi ha fatto piacere rientrare nella mentalità da torneo, mi sento bene. Certo bisogna ambientarsi, adattarsi a questa nuova situazione con le relative norme sanitarie di sicurezza. Non poter stringere la mano al tuo avversario, ad esempio, ti fa capire quanto strana sia questa situazione. Non dico che ti mette pressione, questo no, ma fa pensare a quanto è accaduto e sta accadendo nel mondo e che faremo fatica a tornare velocemente alla situazione di qualche mese fa alla quale eravamo abituati”.
Per lunedì è attesa una decisione sulla ripartenza del circuito, bloccato fino al 31 luglio. Soprattutto dovremmo sapere se si giocheranno gli US Open, in calendario dal 31 agosto al 13 settembre. Intanto c’è chi, come Stacey Allaster, Ceo della WTA, propone di giocare sulla distanza dei due set su tre anche nel torneo maschile. “Mi sembra molto difficile, al di là del fatto che non mi spaventa e la mia preferenza è al meglio di cinque set visto che si tratta di uno Slam. Se nei prossimi giorni avremo delle certezze sulla ripartenza ci saranno oltre due mesi per prepararci, quindi non vedo difficoltà in tal senso - sottolinea l’azzurro - piuttosto il problema sarà riacquistare velocemente il ritmo partita”. Lo scorso anno Berrettini, attualmente numero 8 del ranking mondiale, raggiunse una storica semifinale sul cemento di Flushing Meadows: “Certo dovrò difendere tanti punti, non sarà la situazione ideale…”, ammette.

Matteo Berrettini e Ajla Tomljanovic a Vienna

La quarantena in Florida è stata comunque un’occasione di crescita: “Ho avuto la fortuna di stare tre mesi con la mia ragazza, un’esperienza molto bella. Ci siamo catapultati in questa situazione dal nulla, eravamo abituati a vederci ai tornei e in questa occasione abbiamo avuto modo di conoscerci molto di più. Ho capito come sono fatto e ho avuto modo di riflettere anche sul tennis, su quanto accaduto lo scorso anno molto velocemente. In futuro tutto ciò mi aiuterà in campo e fuori”. Da top ten Matteo parla anche di Fab Three. Federer ha già dato appuntamento al 2021 dopo la seconda operazione al ginocchio destro di qualche giorno fa. Djokovic e Nadal sono perplessi sulla disputa degli US Open, in particolare Nole. “Per quanto mi riguarda essere tra i primi dieci della classifica mondiale era impensabile qualche anno fa. E’ evidente che Djokovic e Nadal hanno un’altra marcia. E ci sono tanti altri giocatori forti. Ieri mi sono allenato con Tsitsipas e alza sempre l’asticella. Non so se per Federer la prossima sarà l’ultima stagione, lo dicono sempre, ma anche se mi batte sempre spero possa giocare fino a 50 anni… Che farò io a 40 anni? Il mio corpo sarà distrutto…”. E infine sull’incredibile longevità di King Roger: “E’ dovuta a un mix di ragioni: per una questione genetica, si muove senza consumare energie, come se in campo danzasse. Poi però ha anche una gestione pazzesca della programmazione, di quello che fa giorno per giorno, ora dopo ora. Nessuno è capace di farlo come lui, è tutto programmato, gli sponsor, il tempo per la famiglia e di figli ne ha quattro. Gli allenamenti, i viaggi, tutto perfetto. Ha una mente fuori dal comune”.

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