-

Fabio principe di Monte Carlo: rivivi su SuperTennis il trionfo di Fognini

La tv della FIT questa sera alle 21.30 regala agli appassionati il film del torneo monegasco 2019, ripercorrendo le vittorie e le emozioni che esaltarono il tennis azzurro giusto un anno fa

di | 18 aprile 2020

L'abbraccio con Flavia Pennetta (Montecarlo 2019)

Il talento, quello vero, è dono di pochi eletti. Così come l’anarchia di Fabio Fognini intesa come qualità, come capacità di inventare, di stupire e sorprendere, ma talvolta anche di distruggere e di distruggersi. Nessuno, però, può mettere in dubbio che è tra i più forti giocatori italiano di sempre. Lo certificano il trionfo di un anno fa esatto a Monte Carlo e quel “numerino magico”, come lo ha definito lui stesso, che sarebbe arrivato di lì a un paio di mesi: era il 10 giugno 2019 e Fabio per la prima volta varcò la fatidica soglia dei top ten. Potrà non piacere e talvolta ha atteggiamenti sopra le righe, ma la qualità del suo tennis non si discute. Con buona pace di tutti i se e i ma che da anni lo accompagnano. Potrebbe vincere di più? Certo. Ma a guardare sempre ciò che non ha fatto si rischia di dimenticare il valore di ciò che ha fatto e potrà ancora fare. In fondo è normale che a 32 anni si facciano meno stupidaggini che a 20. Nel frattempo si è sposato con Flavia Pennetta (era l’11 giugno 2016) e nel maggio 2017 è arrivato il primogenito Federico e da qualche mese la secondogenita Farah. Se è vero che la paternità fa bene ai tennisti, lui ne è la prova evidente. La chiave era tutta nella sua testa: il click giusto è arrivato quando si è reso conto di essere forte, molto forte. Il segno di una profonda maturazione e ulteriore indizio del definitivo salto di qualità.

UNA SETTIMANA DA SOGNO

Quel click giusto è arrivato, a un passo da casa (Fabio è cresciuto ad Arma di Taggia), in uno stadio da paradiso tra cielo e mare. E SuperTennis questa sera alle 21.30 regala agli appassionati il film di Monte Carlo 2019, ripercorrendo quella indimenticabile e storica settimana tinta di azzurro. Passione e resurrezione (con relativa passeggiata sul cornicione…), senza voler essere blasfemi visto che ricorreva la Pasqua. Dopo ogni vittoria sull’obiettivo delle telecamere scriveva: "Fogna 2 ahahahah". “Con Rublev sono stato fortunato, ero a un passo dall'eliminazione - raccontò il ligure - poi contro Zverev ho giocato molto bene. Nei quarti con Coric faceva freddo e non è stato semplice adattarsi, poi in semifinale contro Nadal ho espresso il miglior tennis. In finale con Lajovic mi ha aiutato la mia maggior esperienza. Era difficile con tutto quel vento”. Il 21 aprile 2019 è diventata una data storica per il tennis italiano perché un azzurro è tornato a trionfare in un torneo importante, il primo Masters 1000 da quando nel 1990 è stata istituita la categoria. A Monte Carlo l’ultima vittoria risaliva addirittura a 51 anni fa: era il 1968 e Nicola Pietrangeli completò il personale tris. Poi nel 1977 Corrado Barazzutti si arrese a Borg in finale. Lo squillo nel Principato è stata la fine di un'attesa per chi in Fognini ha sempre visto quel talento puro capace di manifestarsi superando illusioni e delusioni, vittorie e sconfitte. In questo vortice hanno saputo resistere i più irriducibili, pellegrini in viaggio verso una meta, un sogno. Dopo quel trionfo Fabio è diventato più consapevole della propria forza e ha raggiunto picchi di rendimento straordinari. Li aveva già avuti di tanto in tanto, ma a corrente alternata. Quante volte in Coppa Davis si è caricato il team azzurro sulle spalle? Ora la differenza la fa la continuità.

UN LUNGO CAMMINO

Era il 2002, Fognini aveva 14 anni e stava giocando le qualificazioni a un torneo junior a Santiago del Cile. L’allenatore Leonardo Caperchi lo portò a Vina del Mar per fargli toccare con mano il mondo professionistico. Per il giovanissimo ligure fu un battesimo di fuoco. Sotto i suoi occhi di ragazzino alle prime armi, David Nalbandian fu squalificato durante il match contro Flavio Saretta per aver insultato un giudice di linea. Quasi una premonizione di quanto avremmo visto negli anni a seguire. Fabio novello Dottor Jekyll e Mister Hyde della racchetta capace di tutto, nel bene e nel male: prendere o lasciare. Il giorno e la notte, paradiso e inferno, bello e dannato. Non c’è articolo in cui non si faccia menzione delle sue bizze. Fabio è così, un passionale e istrione, non sai mai cosa gli passa per la testa. Le esplosioni d'ira contro gli arbitri e l'incapacità di controllare i nervi, che gli sono costate più di una partita in carriera, lo hanno consegnato al culto del diverso, del McEnroe 2.0. Eppure, con tutti i suoi limiti, a quella benedetta top ten si era già avvicinato qualche stagione fa. Domenica 7 luglio 2013, giorno in cui Murray conquistava Wimbledon, lui era in Germania e scese in campo contro De Bakker in un incontro di Bundesliga. Qualche giorno dopo sarebbe iniziata una cavalcata impressionante: vittoria a Stoccarda, vittoria ad Amburgo (un Atp 500) e finale a Umago, tutte sulla terra. Nella stagione seguente il 31 marzo 2014 era salito fino alla 13esima posizione, dopo aver vinto il titolo a Vina del Mar. “Rispetto ad allora ho vissuto il momento con maggiore consapevolezza e maturità", aveva confessato durante il Roland Garros 2019, qualche giorno prima di centrare finalmente la top ten. E ha avuto ragione. I prossimi obiettivi? Magari una finale Slam: in famiglia c’è già la vincitrice degli US Open, la moglie Flavia Pennetta. Perché non raddoppiare con Federico e Farah in tribuna ad applaudire il papà campione? Come cantava Gianni Morandi: “Sei forte papà”.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti