
Chiudi
Per tutta la settimana la tv della FIT ha riproposto agli appassionati alcuni dei match più belli della tarantina. Oggi tocca al più bello ed emozioante in assoluto
di Angelo Mancuso | 11 aprile 2020
11 settembre 2015: doveva essere il giorno dell’incoronazione di Serena Williams come la più grande di tutti i tempi. Invece è stato il giorno perfetto del tennis italiano, quello che sogni per una vita intera. Quello che ti fa piangere per la gioia. Due italiane, due pugliesi, in finale agli US Open. La prima nei Major con due italiane (poi ad alzare al cielo il trofeo fu Flavia). Quel giorno la brindisina travolse in semifinale Simona Halep, n.2 del mondo in semifinale: 61 63 in meno di un’ora, 59 pazzeschi minuti per l’esattezza. La tarantina ha esagerato mettendo ko la n.1 Serena Williams e fermando la sua corsa verso il Grande Slam. Tre set da favola: 26 64 64 dopo due ore esatte. Chi ha avuto il privilegio di essere lì, nello stadio più grande del mondo, l’Arthur Ashe Stadium, una lacrimuccia l’ha versata. Come tutti del resto. A New York si celebrava la giornata dedicata al ricordo delle vittime delle Torri Gemelle (era il 2001) con cerimonie un po’ dovunque, da Ground Zero a Flushing Meadows. L’11 settembre 2015 è stata anche la giornata del tennis azzurro negli States: petto in fuori con orgoglio, adrenalina a mille e la fierezza di sentirsi italiani. Lo staff della federazione a stelle e strisce aveva già preparato una sontuosa scaletta in vista della cerimonia di premiazione di oggi: gli abbiamo rovinato la festa sul più bello ed è una goduria indescrivibile. Anche se la Vinci, dopo stretto la mano ad una Serena quasi sconvolta, ai microfoni dell’ESPN si è quasi scusata: “Mi spiace gente per quello che ho fatto, ora ho tante cose nella mia testa”. E ha quasi chiamato il pubblico che le ha tributato una standing ovation. Quello che è accaduto aveva dell’incredibile: neppure il più romantico dei sognatori avrebbe pensato che la Vinci potesse battere Serena, l’Everest del tennis. Il suo rovescio slice che sembra un ricamo, soffice come la seta, come poteva far male a chi invece usa il cannone? Eppure è successo davvero.
Una vittoria che può essere da esempio: pensare ad analogie sportive è utile anche in altri campi della vita. “In questi giorni, nella bruttissima situazione di emergenza coronavirus nella quale ci troviamo - ha sottolineato Roberta nei giorni scorsi - mi è tornata in mente la partita che ho giocato con Serena Williams a New York nel 2015. Batterla, alla vigilia, sembrava una missione impossibile. Eppure in campo, quindici dopo quindici, mi sono convinta che ci potevo riuscire. Il punto è: non mollare mai, tenere duro, avere fiducia. Di fronte all’epidemia restiamo uniti, rispettiamo le regole, rimaniamo in casa”.
Quella della Vinci, che ha salutato il tennis nel maggio 2018 giocando la sua ultima partita a Roma in un “Pietrangeli” strapieno, è un po’ la storia di Calimero, protagonista del Carosello tanto amato dai bambini di qualche decennio fa. Un pulcino piccolo e nero che si impone di fronte alla forza bruta delle muscolose valchirie del tennis. La sua grazia ed eleganza, il rovescio slice, i sapienti tocchi a rete (una rarità tra le donne) spesso e volentieri hanno disarmato le più potenti rivali svestendole dell’aurea di orco in gonnella inavvicinabile. E come d’incanto Calimero diventava un gigante, nonostante i suoi 163 centimetri. “Se vorrei essere più alta? Sì a volte me lo sono detta - ha spesso raccontato - perché mi potrebbe aiutare a servire meglio e qualche punto in più alla battuta aiuta eccome. Così come avere più muscoli. Però mamma e papà mi hanno fatta così…”.
Per tutta la settimana SuperTennis, per la serie “Robert Vinci - Il rovescio da sogno”, ha riproposto agli appassionati alcuni dei match più belli della tarantina. Oggi tocca al più bello ed emozionante in assoluto. Giusto restare a casa per l’emergenza coronavirus. Ma c’è modo e modo di farlo scegliendo gli appuntamenti giusti in tv. Lo sport fa una pausa, ma ecco il miglior modo per riempirla.