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Cocciaretto: obiettivo top 100...via Melbourne

Una chiusura di stagione col botto per Elisabetta che ha vinto due 60mila dollari di fila sulla terra sudamericana, ad Asuncion e Colina, guadagnando oltre cento posizioni in classifica e firmando un best ranking - numero 167 - assolutamente impensabile solo sei mesi fa. Prossimo step le qualificazioni agli Australian Open a gennaio

di | 01 dicembre 2019

ITF Bagnatica 2019: Elisabetta Cocciaretto

Il diritto in allungo di Elisabetta Cocciaretto

“Sono solare, testarda, anche un po’ rompiscatole. Sono amichevole anche con le ‘colleghe’ del circuito: se perdo un match contro una di loro posso tranquillamente andarci a cena insieme la sera. Il campo è una cosa, la vita è altro”. Ha un carattere aperto Elisabetta Cocciaretto: è una ragazza ottimista ed entusiasta di suo. Figuriamoci ora che ha raggiunto un traguardo che sembrava lontanissimo soltanto sei mesi fa: la possibilità di giocare per la prima volta le qualificazioni di uno Slam, per giunta proprio a Melbourne. Un posto che per la 18enne marchigiana è speciale.

“Volevo a tutti i costi tornare giocare gli Australian Open. Quando nel 2018 nel torneo junior sono uscita in semifinale (contro la cinese En Shuo Liang; ndr) dopo aver avuto due match-point ci sono rimasta male” - racconta Elisabetta -. "Avevo un problema all’adduttore sinistro e questo tipo di infortunio, prima ad una gamba e poi all’altra, me lo sono portato avanti per mesi e mesi. Ma da questa estate finalmente sto meglio”. Un obiettivo, quello delle qualificazioni di Melbourne, che il suo coach, Fausto Scolari, le aveva dato lo scorso maggio: “Quando me ne ha parlato ero fuori dalle prime 700 del ranking e la mia prima reazione è stata una risata, mi sembrava impossibile…però ce l’ho fatta e ne sono molto orgogliosa”.

Nata ad Ancona il 25 gennaio 2001, sotto il segno dell’Acquario, Elisabetta vive a Porto San Giorgio (“Molto poco!”) ma la maggior parte del tempo la trascorre in giro per tornei o al Centro Tecnico Federale: prima a Tirrenia ora a Formia. Ha preso in mano una racchetta da tennis per la prima volta a 3 anni, “ispirata” da mamma Jessica e papà Piero, entrambi giocatori ed amanti di questo sport: “A 5 anni ho frequentato i corsi gratuiti di Antonio Di Paolo al circolo di Porto San Giorgio e lì è cominciato tutto”. La prima grande gioia su un campo da tennis è arrivata presto: “Quando nella finale del Lemon Bowl Under 10 ho battuto Olga Danilovic (che nel luglio 2018 a Mosca, a soli 17 anni, è diventata la prima “millenials” a vincere un torneo Wta; ndr). In effetti non l’avevo solo sconfitta, l’avevo massacrata…”, sottolinea ridendo.

Questo 2019 chiuso col botto non era certo iniziato nel migliore dei modi per Elisabetta. Una prima parte di stagione senza neanche una vittoria nei main draw ITF. “Da gennaio a giugno sono stata impegnata con la maturità (liceo linguistico; ndr): a scuole tutte le mattine e dopo lo studio il pomeriggio mi sentivo stanca e non riuscivo ad allenarmi come volevo. E poi vedevo che le altre potevano giocare molti più tornei di me. Il mio coach però mi ha spronato ad allenarmi giorno dopo giorno non solo fisicamente ma anche mentalmente. Mi ha spinto ad insistere a lavorare atleticamente, a mangiare meglio - purtroppo la mia passione è il gelato -, a non fare tardi la sera. Mi ha fatto alzare l’asticella e sono diventata più atleta”.   

Da luglio in avanti, però, la musica e cambiata: ed è diventata una marcia trionfale. Con una bella continuità di risultati: finale nel “25mila” di Torino, una positiva incursione nel circuito maggiore con la qualificazione centrata nel Wta di Palermo dove poi ha lottato tre set con la slovacca Kuzmova, semifinale nel “25mila” di Bagnatica, vittoria nel “25mila” di Trieste (secondo titolo ITF in carriera dopo Nules 2018), ancora una finale e poi una semifinale a Santa Margherita di Pula. Quindi il doppio exploit di novembre quando sono arrivate dieci vittorie di fila che si sono tradotte nel terzo e nel quarto titolo ITF, conquistati ad Asuncion, in Paraguay, e a Colina, in Cile. “Avevo un po’ di paura di andare a giocare da quelle parti ma poi siamo partiti”, dice la Cocciaretto. 

“Sono stati i venti giorni più faticosi della mia vita: li ho passati a correre, allenarmi, mangiare con attenzione e a giocare. Del resto io più lavoro più rendo: sono un’entusiasta. Il momento più difficile è stato al secondo turno di Asuncion contro la svizzera Perrin: ho rischiato tantissimo perché faceva freddo invece dei soliti quaranta gradi e c’era tantissimo vento. Nel complesso tutto il torneo è stato duro e la finale contro Sara (Errani; ndr) l’ho sentita particolarmente non solo perché era la più importante che giocavo ma perché era contro di lei. A Colina invece è filato tutto in maniera un po’ più tranquilla ed ho giocato tre set solo in semifinale contro la statunitense Kiick, numero uno del tabellone”.

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Il sogno nel cassetto di Elisabetta si chiama Roma, dove ha già vissuto una bella esperienza quest’anno quando ha conquistato una wild card per il tabellone principale vincendo il torneo di pre-qualificazione. “E’ stato fantastico, soprattutto se penso che non ci volevo neanche andare! Avevo avuto mal di schiena ed avevo fatto una cura intensiva di antinfiammatori: poi però sono riuscita ad allenarmi 3 o 4 giorni ed ho giocato. Certo se non beccavo Anisimova al primo turno magari era meglio…”.

Ci sono grosse differenze tra tornei junior e pro. E sono sul piano fisico e mentale non su quello tennistico

L’ultimo anno ha segnato il passaggio dai tornei junior al circuito professionistico, con nuove situazioni da assimilare. “Difficoltà ne ho avute eccome, anche perché pensavo che la transizione sarebbe stata molto più semplice di quello che poi è stata” - ammette -. “Ci sono grosse differenze, e sono sul piano fisico e mentale non su quello tennistico. E’ vero quando ti dicono che devi entrare nell’ottica di giocare tutti i punti e che devi avere delle soluzioni sicure nei momenti importanti, altrimenti non ne vieni fuori”.

Negli ultimi mesi Elisabetta è migliorata tantissimo negli spostamenti e nell’attitudine offensiva. “Il rovescio è più naturale ma il mio colpo preferito è il diritto. Come superficie preferisco la terra ma comunque ho giocato bene pure sul cemento e mi piace anche l’erba. La mia routine quotidiana prevede sveglia presto, corsa al mattino già prima di colazione, tennis e preparazione atletica ed ancora tennis nel pomeriggio. Un po’ meno, però, durante i tornei”.

Non si vive solo di racchette e palline e come tutte le ragazze della sua età Elisabetta quando è a casa ama uscire con gli amici, fare shopping, ascoltare musica (“Un po’ di tutto”) e soprattutto andare a ballare, altra sua grande passione. Viaggiare non le pesa e le piace visitare i posti dove gioca: “Il mio allenatore mi sprona sempre a conoscere a fondo i luoghi dei tornei. Per quanto riguarda il cibo mi adatto abbastanza anche perché mi piace mangiare…”. Nella sua valigia non mancano i libri: “Nel poco tempo libero studio: mi sono iscritta alla facoltà di Giurisprudenza. Certo, a volte mi sento stanca, però ci provo. Non mi piace stare sempre con il telefonino in mano: sono social ma con moderazione, ho un account Instagram ma non me ne faccio una fissazione”.

“Cocci” o “Cokki”, come speso la chiamano, non ha particolari scaramanzie o rituali pre-partita né portafortuna (“Forse un vibra-stop che è sempre lo stesso”). I suoi idoli sono Roger Federer e Caroline Wozniacki ma soprattutto le “Fab four” azzurre (“L’unica che non ho incontrato di persona è la Pennetta e mi piacerebbe tanto conoscerla”), anche se per tipologia fisica si sente più simile a giocatrici come la Cibulkova o la Halep.

Il ritorno in campo è previsto a gennaio ad Auckland, in Nuova Zelanda, se riuscirà ad entrare nelle “quali”: in caso contrario rientrerà direttamente a Melbourne per le qualificazioni degli Australian Open. Con gli ultimi risultati - che le hanno permesso di salire al numero 167 Wta - anche gli obiettivi di ranking vanno rivisti: con una manciata di punti da difendere fino a giugno la Cocciaretto può realisticamente puntare alla top 100. “Questo è il traguardo a breve termine: sul lungo periodo perché non pensare di poter arrivare in top ten?”. La scalata di Elisabetta è appena cominciata. 

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