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A 18 anni ancora da compiere Jannik Sinner ha vinto a Lexington il suo secondo titolo challenger regalandosi un best ranking da favola. Ha l'esuberanza della gioventù e la maturità del veterano ma soprattutto gioca davvero bene
di Vincenzo Martucci | 05 agosto 2019
Filippo Volandri, oggi super-tecnico Fit e “talent” tv, fu anche lui un talento precoce, a 19 anni, ma ha avuto una sola dimensione, non s’è completato come avrebbe dovuto. E come pretende oggi Sinner, prima di tutti con se stesso. Così com’è stato per altri tennisti italiani che si sono affacciati prestissimo sulla scena da protagonisti, mancando però di un progetto vero, di un percorso proprio, di una libertà totale e di una dedizione totale, cieca. Tutte caratteristiche che accompagnano invece Jannik, votato a santo Federer da Basilea.
Peccato, perché abbiamo visto eclissarsi troppo presto, rispetto alle potenzialità, anche Massimo Valeri e Daniele Bracciali e Massimo Ardinghi. Per esempio. Abbiamo tutti forti dubbi sulla completa realizzazione di Omar Camporese, pur coi limiti fisici e gli infortuni che hanno caratterizzato un altro dei talenti precoci del tennis italiano. Qualcuno può affermare che il bolognese, che ha tenuto testa a Boris Becker all’acme e ha battuto Ivan Lendl numero 3 del mondo in finale a Rotterdam, avesse la testa di Sinner? La possedevano Francesco Cancellotti, Renzo Furlan ed Andrea Gaudenzi, ma dovevano anche coesistere con troppi buchi neri. Limiti di fisico, di tecnica, di tattica che Jannik da San Candido vuole assolutamente colmare con la sua personalità, per non rimanere una grande promessa con un gran rovescio e la straordinaria capacità di restare calmo davanti alle difficoltà. E alla paura. Che prende tutti, ma proprio tutti. Figurati a 17 anni.