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Stefano, fresco di ingresso nei top 100 e attualmente numero 95 Atp, grazie al risultato del challenger di Sopot – è in finale – ritoccherà ancora il best ranking almeno di dieci posizioni: “Credo fermamente in quello che sto facendo con il mio team”. E il main draw degli US Open è a un passo
di Gianluca Strocchi | 03 agosto 2019
Una progressione costante, che lo ha portato a rompere finalmente il fatidico muro della Top 100, ritoccando a più riprese il proprio best ranking e ad ampliare la pattuglia di tennisti italiani che si stanno facendo largo nel tour. Stefano Travaglia, attualmente numero 95 della classifica Atp, è infatti il settimo azzurro posizionato fra i primi cento del computer, un numero davvero rilevante per l’Italtennis al maschile (e Salvatore Caruso è molto vicino ad entrarci).
Nel caso del giocatore nato il 28 dicembre del 1991 ad Ascoli Piceno, reduce un paio di settimane fa dai suoi primi quarti in un torneo Atp ad Umago, l’ascesa non è ancora finita. “Steto” – come è soprannominato nell’ambiente – ha infatti raggiunto di slancio, senza cedere alcun set, la finale al challenger polacco di Sopot (in passato sede di una tappa del tour maggiore), dove è la prima testa di serie, e con questo risultato farà almeno una decina di passi avanti, sino alla casella numero 84 Atp. Se poi dovesse riuscire a completare il percorso netto mettendo in carniere pure il quarto titolo challenger (dopo quelli nel 2017 a Ostrava, 2018 a Marbella e quest’anno, in primavera, a Francavilla sul Mare, tutti sul “rosso”), Travaglia entrerebbe fra i primi 80 del mondo scavalcando persino Thomas Fabbiano, al momento virtualmente numero 83 Atp.
Meglio limitarsi comunque a un passo alla volta, però. Anche perché è fin qui da incorniciare fin qui il 2019 del tennista marchigiano, ora seguito a tempo pieno dal conterraneo Simone Vagnozzi dopo l’interruzione del rapporto fra il coach e Marco Cecchinato. “Credo fermamente in quello che sto facendo con il mio team, è un periodo in cui mi sto esprimendo bene e lo sto dimostrando ormai da qualche settimana. A livello atletico ci siamo, manca solo uno step ulteriore da completare. Cerco di essere obiettivo nell’analizzare le mie prestazioni, anche se non mi piace mai perdere: se a uno piace perdere, vuol dire che non è fatto per uno sport come il tennis”, sottolinea Travaglia, avvicinato al tennis da mamma Simonetta e papà Enzo, suoi primi maestri. “Non finirò mai di ringraziarli, se sono arrivato a questo punto è soprattutto grazie a loro, che hanno sempre creduto in me, come la mia ragazza, che mi è sempre rimasta vicino specialmente nei momenti difficili".
In effetti, si sta prendendo una bella rivincita contro il destino l’ascolano, che ha saputo tenere duro e rialzarsi, con perseveranza e tenacia, nonostante una serie di infortuni e disavventure che avrebbero scoraggiato molti, inducendo a lasciar perdere e magari cercare una strada altrove, lontano dal tennis. Nel 2011 la scivolata sulle scale di casa andando ad urtare rovinosamente con il braccio destro contro il vetro di una finestra, con conseguente lacerazione dal polso al gomito e taglio netto dei nervi che pregiudicano la sensibilità della mano, nel 2015 – dopo che a maggio dell’anno prima aveva centrato la qualificazione al main draw degli Internazionali BNL d’Italia - la frattura allo scafoide della mano sinistra e poi nel 2016 una frattura da stress alla schiena, per sette mesi di stop di cui tre immobile in un letto con un busto. Ma Stefano non si è dato per vinto, ha sempre creduto nelle sue possibilità e ora è un giocatore da top 100, di quelli che giocano cioè gli appuntamenti più importanti, a cominciare dagli Slam.
Così, dopo aver superato le qualificazioni in gennaio agli Australian Open e poi a giugno al Roland Garros (a Wimbledon è incappato invece in una giornata storta al debutto nelle “quali”), quasi certamente Travaglia sarà nel main draw anche degli US Open, quarto Major stagionale. Al momento in entry list il marchigiano è il primo fuori dal tabellone principale, con automatico ingresso nel caso di una rinuncia da parte di chi lo precede in classifica.