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I 17 ragazzi e le 16 ragazze presenti nelle classifiche ITF Junior nel 2013 sono diventati rispettivamente 88 e 81. Un risultato frutto di processi precisi e con radici profonde, risalenti addirittura al 2001. Ecco i motivi dell’esplosione azzurra nel circuito mondiale giovanile
di Gabriele Riva | 10 novembre 2020
Gli azzurri presenti nei ranking ITF Under 18 sono aumentati più del 400% in 7 anni. 417,64% in più in quello maschile e 406,25% in quello femminile, per la precisione. Numeri esorbitanti, che presi linearmente contano 17 ragazzi e 16 ragazze nel 2013 a fronte dei rispettivi 88 e 81 di fine 2019, l’anno solare cominciato con Lorenzo Musetti - oggi lanciatissimo verso i piani alti del circuito ATP - in vetta alla graduatoria juniores maschile.
Spoiler alert: adesso che il 2020 ancora non è finito e che le classifiche non sono del tutto definitive, il numero dei ragazzi con ranking Itf Under 18 ha sfondato quota 100 (105) e le ragazze ci si avvicinano moltissimo (98). La dove c’erano Andrea Pellegrino e Lorenzo Musetti, Verena Hofer ed Elisabetta Cocciaretto, adesso ci sono Luciano Darderi, Flavio Cobolli, Luca Nardi, Samuel Vincent Ruggeri; Matilde Paoletti, Melania Delai, Eleonora Alvisi, Lisa Pigato e tanti tanti altri.
Bene, adesso che ci siamo divertiti con qualche nomi e con un po’ di matematica, partendo dai risultati, c’è da capire quali sono i fattori che hanno portato al prodotto di tale moltiplicazione. In altre parole, come è stato costruito questo salto di qualità allo stesso tempo quantitativo e qualitativo. Gli ingredienti della ricetta perfetta sono molti e, per scovare i primi, bisogna ritornare addirittura al 2001. L’anno in cui la Federazione fece partire il progetto dei PIA.
La timeline comincia lì, sul nascere del nuovo millennio, e si puntella nel 2011, anno di un’altra svolta importante che avrebbe consentito la chiusura del cerchio (parziale, perché le prospettive e le potenzialità sono ancora molte…) di fine 2019. Andiamo con ordine, cominciando con lo svisceramento dell’acronimo. PIA sta per Piani Integrati d’Area, la prima forma di decentralizzazione messa in atto dalla Federtennis all’inizio del nuovo Millennio.
I maestri di tennis sono incentivati a uscire dai propri club per seguire direttamente i propri giovani allievi
L’idea alla base? Non concentrare tutti gli sforzi del settore tecnico in poche aree geografiche, ma creare dei poli di collaborazione tra circoli diversi con lo scopo comune di crescere meglio i propri talenti Under con racchetta. Questo modello portò poi, negli anni, allo sviluppo dei CPA, i Centri Periferici d’Allenamento, e a un sistema più consolidato.
Un sistema fatto di raduni e supervisione settimanale continuativa per i migliori elementi delle varie scuole tennis territoriali. Tutti convocati durante i week-end, insieme ai propri maestri e allenatori, sotto lo sguardo dei vari responsabili tecnici regionali.
L’impulso più importante lanciato al sistema ha riguardato proprio i maestri di club, spinti e incentivati sempre più a ‘girare’ con i propri allievi, accompagnandoli nei raduni e in occasione delle competizioni, sia a livello nazionale che internazionale.
“Questo ha portato a una crescita esponenziale in termini numerici, come dimostrano i dati sulle presenze dei nostri nelle classifiche internazionali, ma anche in termini qualitativi”. Parola di Michelangelo Dell’Edera, direttore dell’Istituto Superiore di Formazione ‘R. Lombardi’, l’organismo che sovrintende all’attività degli insegnanti di tennis di ogni livello di tutta Italia.
“A questo proposito, quattro anni fa, nei campionati giovanili individuali, è stata introdotta la regola che consente agli allenatori con qualifica di Maestro e Tecnico Nazionale di entrare in campo a fine set per fare coaching - racconta Dell’Edera -. Ebbene, fu fatta proprio per questo motivo: spingere più tecnici ad accompagnare i ragazzini durante le competizioni, incentivandone la presenza. In precedenza, la stragrande maggioranza dei ragazzi veniva accompagnata soltanto dai genitori, mentre i maestri rimanevano troppo spesso ‘chiusi’ nei loro club”.
La spinta verso l’esterno si è accompagnata poi con la politica dei contributi verso quei circoli con ragazzi di qualità e mirati ad alzare ulteriormente l’asticella della loro formazione a tutto tondo. Contributi economici riservati ad atleti cosiddetti di prima fascia, quelli più interessanti su scala nazionale, e praticamente tagliati su misura: “C’è chi ha bisogno di maggior supporto per la preparazione atletica, chi per quella tecnica; altri ancora per la sfera mentale”, sottolinea Dell’Edera. Così il sostegno federale viene cucito addosso alle esigenze di ognuno.
In quest’ottica è fondamentale il lavoro svolto dai vari tecnici federali full-time, figure istituite a partire proprio dal 2011. Ce n’è uno in ogni regione (le più piccole sono accorpate), con il compito di monitorare l’attività dei ragazzi, analizzare le varie situazioni d’allenamento, verificare che il processo di formazione si compia sotto tutti i livelli e secondo le linee guida previste, pur nelle realtà e con le peculiarità dei diversi circoli d’appartenenza.
Un supporto diretto, insomma, che poi si traduce anche nella condivisione della programmazione agonistica. Intanto perché i contribuiti di cui abbiamo parlato qualche riga più in su sono subordinati alla partecipazione a determinati eventi e manifestazioni, quelli più indicati per la crescita formativa dell’atleta. E poi perché, in alcuni casi, constatata l’impossibilità materiale di accompagnare il proprio allievo a un torneo da parte di un maestro o di un club, è proprio il tecnico territoriale di riferimento a subentrare per la trasferta.
Maestri e tecnici, questi, che sono tutt’altro che sconosciuti ai ragazzi e alle ragazze, perché oltre ai già citati raduni nei week-end, i responsabili territoriali durante la settimana monitorano l’attività e la crescita dei singoli giorno per giorno, club per club, accademia per accademia, struttura per struttura.
“Grazie alla somma di questi fattori, che poi sono quelli che consolidano il cosiddetto Sistema Italia, i nostri ragazzi sono diventati sempre più numerosi all’interno dei ranking mondiali - chiude Dell’Edera -. Un circolo virtuoso che si auto-alimenta, se pensiamo che grazie a questa crescita siamo uno dei pochi Paesi al mondo che può vantare 10 tornei ITF Under 18 sul proprio territorio in deroga al limite massimo consentito di 5”.
Una strategia completa e integrata, dunque, basata su sostegno economico, tecnico e organizzativo che ha portato, unitamente agli impulsi spediti al sistema nel corso degli anni, a al quell’incremento sostanziale di cui abbiamo parlato all’inizio. Le percentuali non sono un caso: quando si cresce del 400% la fortuna non c’entra.
Siamo uno dei pochi Paesi al mondo che può vantare 10 tornei ITF Under 18 sul proprio territorio in deroga al limite massimo di 5