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Grande successo per i due circuiti, lo “Junior Next Gen” e il “Road to Torino”, promossi dalla Fitp che prendono i ragazzi da piccolissimi e li accompagnano verso una competizione da modello di prestazione. Il tutto sempre con un presupposto chiaro: “Per noi l’attività competitiva è assolutamente formativa”. Tutti i tabelloni e le foto dei premiati
di Max Grassi | 27 novembre 2024
159: è il numero dei ragazzi che si sono qualificati per i Master “Junior Next Gen”. 104 sono invece quelli che hanno partecipato a quelli “Road to Torino” (in allegato tutti i tabelloni finali e le foto dei protagonisti). Ma, al di là dei numeri, che sono comunque importanti e che danno la misura di un movimento che cresce, è la qualità del lavoro svolto che inorgoglisce e conforta i tecnici dell’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi”.
Per fare un bilancio, alla fine di un anno decisamente positivo per il settore tecnico giovanile della Federazione Italiana Tennis e Padel, abbiamo incontrato due degli artefici di questo risultato, Germano Di Mauro e Luca Sbrascini.
La settimana che ha visto Torino capitale del tennis mondiale, con i migliori giocatori del mondo che si davano battaglia nella suggestiva cornice della Inalpi Arena, ha visto anche i più promettenti giovani italiani sfidarsi nel capitolo finale di un viaggio affascinate, durato diversi mesi.
“Abbiamo distribuito - a parlare è Germano Di Mauro, 60 anni, siciliano - le diverse prove dei due circuiti, lo “Junior Next Gen” che è riservato agli anni pari, quindi under 10, 12 e 14 e il “Road to Torino” riservato agli anni dispari, under 11 e 13, sia maschili che femminili, nei circoli che hanno dato la loro gentile disponibilità per raccogliere un buon numero di bambini in un momento in cui le location, per evidenti motivi, erano affollate. Abbiamo così diviso i tornei in due sessioni proprio per cercare di distribuire equamente l’arrivo dei ragazzi. L’obiettivo era quello di dare qualità all’esperienza che avrebbero vissuto all’interno dei Master e anche dare la disponibilità per le sessioni di gioco delle Nitto Atp Finals che hanno rappresentato per loro un evento indimenticabile”.
“Il motivo per cui questi circuiti sono stati diversificati - continua il coordinatore nazionale del settore femminile under 16 - è quello di dare l’opportunità anche ai bambini più piccoli (cioè nel primo anno della categoria) di poter partecipare ad un circuito più adatto, congeniale alle loro possibilità. Altrimenti si sarebbe rischiato di far vivere un’esperienza importante come questa solo ai ragazzi più grandi di ogni categoria, per motivi evidenti perché, sotto i 16 anni, le qualità fisiche fanno spesso la differenza. Differenze che poi, con il passare degli anni vanno livellandosi ma nei più piccolini risultano ancora evidente”.
“Grazie ad un’idea del nostro Direttore dell’ISF ‘R. Lombardi’ e Responsabile del settore under 16 Michelangelo Dell’Edera, abbiamo introdotto - prosegue Di Mauro - questo ulteriore circuito “Road to Torino” (al suo secondo anno di vita) accanto allo “Junior Next Gen” proprio per colmare questa eventuale lacuna che avevamo evidenziato negli anni precedenti. L’idea è quella di riuscire a potenziare ulteriormente l’opportunità per questi bambini, cercando di introdurre anche la specialità del doppio e portandola dal 2025 anche al Master con una formula che è ancora in fase di studio”.
“Esiste chiaramente una difficoltà - precisa il tecnico dell’ISF - per riuscire ad accoppiare i bambini sempre con lo stesso compagno durante le varie tappe del circuito ma, per dare delle ulteriori possibilità di sviluppo della loro crescita formativa, cosa per noi molto importante, riteniamo che il doppio sia una specialità che aiuti i ragazzi a crescere nella maniera giusta. Anche tecnicamente, secondo le linee che dettano i giocatori migliori al mondo dove è ormai chiaro che servizio e risposta sono colpi fondamentali nel tennis moderno. Come anche la volontà di proiettare questi ragazzi verso la rete e fargli giocare un tennis sempre più proattivo”.
“Ormai è consolidata - gli fa eco Luca Sbrascini, 58 anni, marchigiano - l’importanza dei due circuiti sul territorio nazionale. Lo “Junior Next Gen”, da sempre presente e che quest’anno ha anche aumentato il numero di partecipanti (1000 presenze in più, divise equamente nelle 5 tappe di Macroarea su cui si sviluppa sul territorio nazionale, ndr.). Lo stesso diventerà il più giovane “Road to Torino” che ha un aspetto formativo in più, nel senso che la categoria dispari è sempre quella un po’ meno aiutata dal punto di vista competitivo, essendo il primo anno della fascia di età. Abbiamo voluto permettere a questi ragazzi di 11 e 13 anni di fare le stesse esperienze dei ragazzi 12 e 14enni, come condividere un Master a loro dedicato”.
“La grande novità del prossimo anno - prosegue il coordinatore del settore tecnico under 16 maschile -, oltre al doppio, è quella dell’inserimento della categoria under 9. Quindi ci sarà un circuito “Road to Torino” dedicato anche a loro. Non dobbiamo poi dimenticarci del “Super Next Gen” che è legato al circuito junior e che coinvolge gli atleti dai 16 ai 18 anni, dove c’è un’ampia fascia d’età che vogliamo coinvolgere perché riteniamo che la formazione per noi vada oltre i 16 anni. Possiamo chiamarle ‘seconde fasce’ - anche se poi potrebbero diventare ottimi atleti - alle quali diamo la possibilità di avere wild card in qualificazione o nei main draw dei tornei Itf under 18 italiani, come in quelle del circuito professionistico, partendo dai 15 mila dollari, per potersi affacciare all’attività internazionale. E anche tra questi giovani atleti i numeri sono aumentati tantissimo”.
“Vogliamo rafforzare - continua il tecnico marchigiano - il concetto che per noi l’attività competitiva è assolutamente formativa e questo è il messaggio che stiamo dando con forza, attraverso l’attività dei consulenti dell’ISF dell’area mentale, anche ai genitori. Per loro, spesso il risultato viene prima della crescita del ragazzo ed è un errore perché, come abbiamo visto con i grandi campioni che nascono sul nostro territorio e che sono innanzitutto dei bravi ragazzi e poi atleti di successo, serve un percorso competitivo diverso e non essere dei vincenti subito. L’esempio più lampante è Jannik Sinner. Questi circuiti, per concludere, per noi hanno un’importanza soprattutto formativa e di crescita individuale e personale per ogni ragazzo che vi partecipa”.
E tornando sulla questione di specializzarsi nel doppio, utile nella costruzione del giocatore universale, Sbrascini puntualizza: “Ad esempio, i valori che ci sono dietro un match di doppio, quelli del team, del compagno che ti gioca a fianco, sono più importanti per il momento del risultato stesso. Però ci aiuta anche a crescere tecnicamente. È importante sottolineare che noi, a questa età, prima di essere tecnici, siamo dei formatori e degli educatori. Perché dietro ad un colpo ben giocato c’è sempre una persona e i valori che dobbiamo trasmettere sono fondamentali”.
“A partire dai settori under 10 - si inserisce Di Mauro - facciamo tanta formazione per le famiglie e sviluppiamo webinar (sono i seminari online, ndr.) durante i corsi nei Centri provinciali proprio per cercare di stare vicino alle famiglie e svolgere un ruolo che è anche un po’ genitoriale nei confronti dei bambini. Ovviamente non vogliamo sostituirci a loro, però siamo consapevoli di avere un compito educativo e formativo importante”.
Quante volte effettivamente si è sentito o letto nelle interviste un giocatore ripetere la frase rivolta al coach: ‘Per me è stato come un secondo padre’.
“Quello con le famiglie - riprende Sbrascini - è un rapporto complesso ma che va considerato perché sono loro ad avere una quotidianità con i figli. Vanno coinvolti, educati e formati. Su questo aspetto stiamo crescendo molto”.
Anche il potenziale campione, carico di talento e volontà, senza una famiglia che lo supporti non riuscirà mai a fare un percorso in questo sport: “Quello che conta è che oggi il conseguimento di un risultato è diventato secondario mentre prima creava problemi alle famiglie e agli atleti stessi. Tanto è vero che le nostre convocazioni non seguono più solo la logica dei risultati ma prendiamo in considerazione anche altri aspetti. Mi spiego meglio: vogliamo fare scelte che non siano legate solo al risultato perché questo potrebbe confondere quella che è il nostro vero obiettivo: la loro crescita per restituire alle loro famiglie prima una persona e poi un atleta”.
E su questo si inserisce anche il progetto ‘Racchette in classe’… “su cui la Fitp - conclude Luca Sbrascini - sta investendo tantissimo perché è un aiuto importante alle scuole tennis ma è altrettanto importante per gli studi scolastici. In quel contesto noi ci presentiamo con i nostri staff che sono stati formati sugli obiettivi che abbiamo appena citato. E, tra chi vuole giocare a tennis, andiamo ad includere anche i bambini diversamente abili. Il nostro migliore atleta italiano wheelchair, l’umbro Francesco Felici, è nato proprio all’interno di questo progetto. E per noi è motivo di grande orgoglio”.