
Chiudi
Il tennista romano, classe 2007, che ha trascinato l'Italia Under 12 al trionfo nella Nations Cup, ha sottolineato l’importanza dell’aspetto psicologico
di Gianluca Lalli | 23 marzo 2020
“Secondo me è troppo semplice formare il giocatore perfetto solamente in base agli aspetti tecnici”. Partendo da questa doverosa premessa, Jacopo Vasamì ha composto il suo personalissimo prototipo di campione. Tenace mancino classe 2007, il giovane tennista romano che ha trascinato l’Italia al trionfo nella Nations Cup under 12 sembra avere le idee piuttosto chiare: i giocatori da cui prendere spunto devono necessariamente abbinare l’aspetto tecnico ad una spiccata predisposizione mentale, componente più che essenziale in uno sport come il tennis. Per quanto concerne puramente l’aspetto dei “colpi”, Jacopo sceglie “per il dritto la forza di Nadal e la perfezione di Del Potro, per il rovescio la bellezza di quello di Federer unito alla precisione di quello di Djokovic. Per quanto riguarda il servizio la potenza di Kyrgios e l’efficacia di Federer”.
Dal canto suo Jacopo si definisce un giocatore aggressivo, che vuol prendere in mano l’inerzia del punto già dal servizio, cercando poi di far muovere l’avversario spingendo con il dritto mancino. Il lavoro svolto con Sergio Costa ai raduni organizzati dalla Fit gli ha fatto capire ben presto l’importanza dell’aspetto intellettivo e psicologico: “Per costruire il giocare perfetto servono tanti altri aspetti oltre a quelli tecnici: ad esempio è fondamentale avere l’umiltà di Nadal, il rispetto che porta verso tutte le persone che lo circondano. Ma ci vuole anche la disciplina e la determinazione di Djokovic”. In attesa di mettere sempre più in pratica gli insegnamenti dei grandi del tennis, Vasamì studia e prende appunti per farsi trovare pronto ad una stagione da assoluto protagonista.