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Oltre a brillare fra i “pro”, l’Italia va fortissimo anche coi suoi giovani, unendo qualità e quantità in un percorso che parte dalle oltre 2.000 scuole tennis federali. Grande crescita al femminile: sul totale degli under, in 5 anni le ragazze sono passate dal 25% al 36%. “Per questo – dice Dell’Edera – crediamo che nei prossimi anni il nostro settore femminile riuscirà a esprimersi a livelli sempre più alti”
16 marzo 2025
Nei suoi 15 anni di attività, l’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi” ha prestato enorme attenzione allo sviluppo del settore degli under, puntando su due parole chiave. La prima è naturalmente la formazione, sempre più precisa ed estesa, la seconda è il decentramento delle attività, che dai centri tecnici federali arrivano sempre più – e sempre meglio – fino a tutte le province ed alle scuole tennis federali, attraverso una rete di tecnici e fiduciari in grado di coprire l’intero territorio nazionale.
“In questi 15 anni – dice Michelangelo Dell’Edera, direttore dell’ISF – abbiamo lavorato su tutte le componenti del nostro sistema, partendo dai ragazzi e dagli insegnanti fino ad arrivare a tutte le altre figure professionali, naturalmente famiglie e dirigenti compresi. Abbiamo enfatizzato il processo di autonomia e consapevolezza, rendendo sempre più virtuoso l’ambiente dei vivai, delle oltre 2.000 scuole tennis federali. L’obiettivo è far vivere quotidianamente a tutti gli attori coinvolti un senso di benessere sportivo, necessario per garantire al sistema quella crescita costante che sta vivendo anno dopo anno. Un processo che comprende attività promozionale e competitiva, e offre enormi opportunità di confronto, sinonimo di crescita”.
Oggi, lo stato di salute del settore giovanile FITP lo si vede nei nomi dei ragazzi di punta, ma anche – o soprattutto – nei numeri, perché il primo passo per arrivare alla qualità, si sa, è lavorare sulla quantità. “Nell’ultimo decennio – dice ancora Dell’Edera – le nostre scuole federali di tennis sono passate da 1.200 alle attuali 2.048: ciò significa che il grande vivaio sparso sull’intero territorio nazionale si è ampliato in maniera notevole. Nell’ultimo dato raccolto, al 31 dicembre 2024, gli under 18 iscritti alle nostre scuole sono la bellezza di 147.297. E se cinque anni fa la percentuale delle ragazzine era intorno al 25%, oggi si assesta al 36%, con un totale di 52.510 atlete. È la prova di come, anche grazie agli sforzi compiuti col progetto Racchette in Classe, sempre più bimbe si stiano avvicinando al tennis. Questo ci fa credere che, anche dal punto di vista qualitativo, nei prossimi anni il nostro settore femminile riuscirà a esprimersi a livelli sempre più alti, in linea con quelli che oggi ci hanno reso la superpotenza mondiale a livello maschile”.
“Negli anni scorsi – spiega Germano Di Mauro, coordinatore del settore under 16 femminile – con le ragazze ci siamo talvolta trovati in difficoltà in fase di reclutamento: il numero era abbastanza limitato e di qualità non sempre eccezionale. Ma attraverso vari progetti promozionali, Racchette in Classe per primo, abbiamo colmato la lacune e oggi possiamo vantare un settore femminile che ha tutte le carte in regole per esprimere quantità e qualità, come dimostra la corposa presenza di atlete italiane nel ranking internazionale under 18. Per recuperare terreno abbiamo puntato tantissimo sul confronto costante fra i nostri tecnici e gli insegnanti dei ragazzi: ci siamo resi conto che avevano bisogno della nostra presenza, così l’abbiamo intensificata in tutte le occasioni utili. Questo ha contribuito a un costante innalzamento della qualità”.
“Il nostro focus resta in primo luogo sulla formazione, ma anche i risultati ci danno ragione: nel 2024 abbiamo vinto il titolo europeo sia in singolare con Carla Giambelli sia nel doppio con la stessa Giambelli insieme a Fabiola Marino, e le nostre si sono qualificate anche alla fase finale mondiale della Summer Cup, col capitano Nicola Fantone che le ha seguite con grande passione e costanza, in tutti gli appuntamenti del calendario. Un aspetto, anche questo, importantissimo: c’è sempre almeno un nostro tecnico presente in tutti gli eventi internazionali più importanti, dall’under 12 in avanti, così da garantire monitoraggio, supporto e quel confronto costante necessario per favorire il percorso di crescita”.
Come accennato da Di Mauro, rispetto al passato oggi l’Italia vanta numeri estremamente superiori in termini di giocatori con punti nei ranking Itf juniores, dato preziosissimo per testimoniare la crescita del settore giovanile. Una dozzina d’anni fa, gli atleti maschi italiani con classifica Itf under 18 erano 17, le femmine 16. Oggi, invece, l’Italia vanta 139 uomini e 105 donne, 24 dei quali (17 maschi, 7 femmine) nei primi 500 delle classifiche. Significa che, di pari passo con l’incremento della quantità, sta aumentando anche il numero di coloro che si esprimono ad alti livelli nei circuito Itf juniores: una straordinaria base di partenza formativa e competitiva per chi desidera successivamente proiettarsi verso il mondo dei professionisti.
“Per noi – dice ancora Michelangelo Dell’Edera – il settore giovanile è un vero e proprio cantiere didattico, all’interno del quale si rinnovano e innovano di continuo le metodologie, di insegnamento come di allenamento”. La prova è nei fatti: nelle ultime settimane un gruppetto selezionato di giovani ha affrontato due nuovi raduni sperimentali, di grande successo. Uno si è svolto a Viareggio e ha proposto ai ragazzi il progetto Formula Medicine del dott. Riccardo Ceccarelli, medico sportivo che ha costruito un progetto di palestra mentale, associando i lavori dell’area mentale e motoria. Un secondo, invece, si è svolto a Vicenza con Juan Carlos Simone, medico osteopata che ha sviluppato metodologie che, attraverso test sperimentali, offrono grandi opportunità in termini di studio e prevenzione di potenziali infortuni.
“Oltre a questi raduni – dice ancora Dell’Edera – sono stati confermati anche quelli tradizionali, nei centri tecnici federali di Formia e Tirrenia, strutturati con due obiettivi. Il primo è verificare lo sviluppo del lavoro che insieme ai vari responsabili tecnici delle diverse categorie era stato impostato nei raduni di fine 2024; il secondo è quello di costruire insieme ai ragazzi e ai loro insegnanti le programmazioni competitive per i prossimi mesi, tenendo presente le percentuali che l’ISF stima per le competizioni. Ogni ragazzo dovrebbe affrontare un 50% dell’attività giocando competizioni del proprio livello, un 25% di competizioni di livello superiore e un 25% di competizioni di livello inferiore. Un altro dato da evidenziare è che se oggi il sistema italiano è fra i più osservati al mondo è anche perché siamo fortissimi in termini di attività competitive”.
L’Italia, infatti, ospita la bellezza di 29 tornei internazionali giovanili: sei under 12, sette under 14, sei under 16 e addirittura dieci under 18. E a tutti questi si aggiungono i circuiti giovanili di punta: Junior Next Gen, Super Next Gen e Road to Torino. “La somma di tutte queste competizioni consente a ogni ragazzo di poter disputare nell’arco della stagione il numero di partite necessario per consolidare i propri progetti di gioco. Già, perché è sempre bene ricordare che, in età giovanile, gli incontri devono avere come unico obiettivo quello di andare a consolidare il lavoro svolto in allenamento con i propri insegnanti”.
Certi risultati, in termini di numeri di atleti, di eventi organizzati e di picchi di rendimento da parte dei migliori, non sarebbero possibili senza una struttura organizzatissima, attraverso una piramide che parte dalla base e arriva fino all’alto livello, nella fattispecie le nazionali (vincenti) di Coppa Davis e Billie Jean King Cup. “Il nostro sistema – spiega Luca Sbrascini, coordinatore del settore under 16 maschile – parte dalle scuole tennis, nelle quali i nostri tecnici vanno periodicamente a confrontarsi con gli insegnanti e a seguire i nostri migliori atleti. Poi si passa dai CPA (centri periferici di allenamento, ndr), altra struttura importante a livello regionale, che vede i ragazzi dall’under 11 all’under 16 impegnati per un paio di weekend ogni mese. E infine si arriva ai raduni tecnici nazionali”.
“La formazione proposta riguarda tutte le aree, con l’obiettivo di costruire attorno ai ragazzi dei team di valore, formati da figure qualificate che riescano a comprendere e portare avanti la necessità di strutturare un percorso a lungo termine. L’approccio non può e non deve essere legato solo al risultato. All’intera parte tattico-tecnica della formazione si aggiunge poi una attività competitiva monitorata, che parte da una proposta adeguata al livello di gioco e di competenze di ciascun atleta. È importante che l’area tattico-tecnica e quella competitiva proseguano come due strade parallele, così che possano avere il miglior impatto sul percorso formativo di ciascun atleta”.
Un altro aspetto da enfatizzare nel lavoro del settore tecnico giovanile è il costante aumento del numero di atleti convocati nei raduni. “Negli ultimi anni – prosegue Sbrascini – è più che raddoppiato, ma alle spalle dei ragazzi più in vista ce ne sono tanti altri che comunque teniamo monitorati e coi quali portiamo ugualmente avanti un grande lavoro. Questo ci permette di avere un livello medio altissimo, superiore a quello di tantissime altre nazioni. Alle spalle dei ragazzi che difendono i colori delle nazionali giovanili (tutte qualificate per la fase finale delle varie Winter Cup: prova che il livello è alto e il crescente lavoro sulle superfici veloci sta pagando, ndr) ce ne sono tanti altri che meriterebbero ugualmente quei posti, ma il numero di spazi è limitato. Detto ciò, questo ci dà un vantaggio enorme nei confronti delle altre nazioni, che i nostri stessi concorrenti ci riconoscono. Il numero dei nostri atleti di valore è davvero importante e questo è un punto di partenza che ci fa ben sperare per il futuro. Sempre ricordando che alla base di tutto viene la formazione dell’atleta, inteso come persona, da curare sotto tutti i punti di vista. Se quel lavoro viene svolto come si deve, poi arrivano anche i risultati a lungo termine”.
Non è un caso che i migliori under 18 italiani di oggi, da Federico Cinà a Jacopo Vasamì e tutti gli altri, erano già nel giro della nazionale fin dalla categoria under 12. “Con tutti loro – dice ancora Sbrascini – è stato svolto un percorso importante dal punto di vista tattico-tecnico ma anche competitivo, cercando sempre di affrontare le competizioni giuste nel momento giusto del percorso di crescita. L’attività Itf under 18 va affrontata come una anticamera importante per il tennis “pro”, per sviluppare quelle competenze necessarie per il futuro, che si possono acquisire soltanto attraverso un percorso corretto. In questo ci danno una mano anche i tantissimi tornei internazionali in Italia: riusciamo a monitorare con grande attenzione l’attività, e in più c’è anche un risparmio nel dispendio economico da parte sia dei genitori dei ragazzi sia della stessa federazione”.