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Nella qualificazione dell’Italia per le Davis Cup Finals, c’è tanto merito dei giocatori, ma non solo. Hanno contribuito la scelta della FIT di portare l’evento a Bologna, l’atmosfera della Unipol Arena, la promozione svolta e la creazione di una vera e propria squadra. Con sinergie forte fra giocatori, allenatori, tecnici federali e tutto lo staff
24 settembre 2022
L’attenzione dell’Italia di Coppa Davis è giustamente già proiettata alla Final Eight di Malaga, dove dal 22 al 27 novembre la nazionale di capitan Filippo Volandri andrà a caccia dell’Insalatiera vinta una sola volta nel 1976. Ma è comunque giusto celebrare il successo nella fase preliminare giocata a Bologna, per godersi un traguardo tutt’altro che scontato. E partito da lontano.
“Il primo aspetto da evidenziare – dice Michelangelo Dell’Edera, direttore dell’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi” – è il grande sforzo fatto dalla Federazione Italiana Tennis per permettere all’Italia di giocare in casa e davanti al proprio pubblico. Organizzare un evento di questa portata significa fare investimenti economici importanti: sono stati condividi con Comune di Bologna e Regione Emilia-Romagna, ma in prima battuta è stata la FIT a esporsi direttamente per conquistare questa possibilità”.
Non si poteva trovare un posto migliore di Bologna, non solo perché la Coppa Davis mancava da tantissimi anni, ma anche perché lì i nostri giocatori hanno trovato quel clima costruito grazie al lavoro di mesi, tale da dare una spinta emotiva in più alla squadra. “In occasione degli incontri dell’Italia – ha continuato Dell’Edera – gli spalti erano sempre pieni, con oltre 9.000 spettatori fra i quali circa 1.000 bimbi delle scuole tennis dell’Emilia-Romagna, invitati gratuitamente dalla Federazione. Si è trattata di un’ulteriore opportunità per fare promozione al nostro meraviglioso sport”. Una promozione rivolta a chi gioca, ma non solo. Sono infatti stati offerti biglietti gratuiti anche al mondo scolastico, avvicinando così al tennis tanti bambini che hanno potuto apprezzare i campioni da vicino, addirittura dalle prime file, appassionandosi a racchette e palline.
“La promozione – spiega ancora Dell’Edera – è stata fatta in maniera straordinaria in occasione degli incontri dell’Italia, ma in maniera ordinaria anche quando in campo non c’era la nostra nazionale. Infatti a Bologna abbiamo avuto 3.000 spettatori nelle giornate di martedì 13 e giovedì 15 settembre, e addirittura 4.500 sabato 17, ad assistere a una sfida appassionante fra Croazia e Argentina che metteva in palio il secondo pass per le finali di Malaga. Dopo l’investimento su Bologna, sono state attivate strategie promozionali importanti per l’Emilia-Romagna e le regioni limitrofe, che hanno dato i loro frutti. L’atmosfera è stata davvero coinvolgente, a partire da un gruppo di tifosi che ha trascinato lo stadio in continui cori, dopo ogni singolo punto. Questo ha dato una carica adrenalinica maggiore a tutti i giocatori scesi in campo”
Oltre all’atmosfera offerta dal pubblico di Bologna, nei successi dell’Italia è stato fondamentale il clima creato attorno alla squadra, e tutti i presupposti costruiti dal team federale. “Sin dalla prima riunione con i giocatori – dice ancora Dell’Edera – abbiamo voluto enfatizzare il concetto di squadra. Sono tutti ragazzi che stanno ottenendo risultati strepitosi nelle proprie storie sportive personali, ma per entrare nella storia del tennis italiano, e del nostro paese, serve la Davis. È la Davis che regala l’immortalità sportiva: è la massima espressione per una squadra maschile, così come la Billie Jean King Cup lo è nel femminile”.
Partendo da questo presupposto, automaticamente gli stessi giocatori si sono messi a disposizione l’uno dell’altro, costruendo una sinergia tra loro e i vari allenatori presenti, oltre che con l’intero team federale. “La nazionale italiana di tennis – continua il direttore dell’ISF – è diventata una vera squadra, e a prescindere dal risultato che otterremo a Malaga ci sono grandi presupposti per il futuro. E non mi riferisco solo ai giocatori presenti. Un esempio? A Bologna non c’era Lorenzo Sonego, che però è parte del team e ci ha sempre fatto sentire il proprio appoggio. La qualificazione è il successo di un sistema, ulteriormente avvalorato da una squadra eterogenea che è diventata omogenea. Dico eterogenea perché abbiamo visto due giocatori come Fognini e Bolelli, i quali hanno una storia personale e una serie di risultati che ne ha già segnato i percorsi sportivi, mettersi a disposizione dei più giovani, in particolare di Sinner e Musetti. Con Berrettini che è diventato una sorta di punto d’unione fra le due generazioni. Si tratta di un cocktail esplosivo che potrebbe darci grandi soddisfazioni nei prossimi anni”.
A Bologna, il clima all’interno del team e la collaborazione fra tutti i membri è migliorata giorno dopo giorno. “Siamo stati una squadra dall’inizio alla fine, ogni secondo. Partendo dalle riunioni serali, fino ai pasti insieme, le discussioni su cosa e come migliorare, l’analisi di ciò che magari non aveva funzionato anche dopo le vittorie, l’essere sempre presenti in panchina anche nei doppi giocati a risultato acquisito, i ringraziamenti ai tifosi e tanto altro”.
Piccoli grandi passaggi che hanno contribuito a creare un’atmosfera felice, ben visibile anche dalla tv. “Mi ha fatto molto piacere che la gente l’abbia percepito anche da casa. Era da tempo che non si vedeva un’unione simile, che parte dall’attaccamento alla maglia azzurra. Un processo educativo nel rispetto dei valori etici della maglia che non è legato solamente alla nazionale maggiore, ma parte dall’intera attività under. E del quale siamo molto orgogliosi”.
Ora, come accennato, l’appuntamento è per Malaga, dal 22 al 27 novembre, con gli Stati Uniti come avversaria nei quarti di finale. “Siamo consapevoli che per conquistare la Davis sarà necessario vincere tre finali, a partire da quella con gli USA. Ma ci faremo trovare pronti”.