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La Davis dell’Italia: è la vittoria di un sistema sempre più virtuoso

Il trionfo dell’Italia in Coppa Davis è merito di una generazione di giocatori straordinari, ma è anche il successo di un sistema sempre più strutturato e della creazione di un team virtuoso di professionisti al servizio degli atleti. Un gruppo che parte da capitano, team manager e coach dei giocatori, ma abbraccia anche preparatori atletici e mentali, fisioterapisti, medici, tecnico degli attrezzi, consiglieri e non solo

29 novembre 2023

I protagonisti sono stati i giocatori: Jannik Sinner, Lorenzo Sonego, Matteo Arnaldi, Lorenzo Musetti e Simone Bolelli, con Filippo Volandri nel ruolo di capitano. Ma la vittoria che dopo 47 anni ha riportato la Coppa Davis in Italia è figlia della volontà di costruire un team vincente e di un sistema che parte da lontano, originato da due scelte: il decentramento dell’attività del settore tecnico e l’affidamento del settore giovanile all’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi”.

È da lì che il tennis italiano ha messo le ali, iniziando a far prevalere le competenze degli insegnanti e ad accrescerle, per consentire di trasformare le capacità di allievi talentuosi in grandi abilità, formando dei team virtuosi nei club e lavorando per un generale innalzamento dell’asticella dal punto di vista culturale e sportivo. Fino alla formazione di una vera e propria squadra di professionisti che fra Bologna e Malaga ha lavorato dietro le quinte al servizio degli atleti, in tutti gli ambiti, per consentire loro di conquistare l’Insalatiera.

“La dimostrazione – dice Michelangelo Dell’Edera, direttore dell’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi” nonché team manager della nazionale maschile – la troviamo osservando gli allenatori che erano con noi a Malaga, a fianco dei loro giocatori. Con Musetti c’era Simone Tartatini, con Sonego c’era Gipo Arbino, con Arnaldi era presente Alessandro Petrone, ma vorrei citare anche Vincenzo Santopadre che è sempre stato con noi in passato e al quale si deve molto della presenza di Matteo Berrettini sia a Bologna sia a Malaga. Dimostra il suo attaccamento alla maglia, ma anche i valori ricevuti nel processo di formazione”.

“Fino ad arrivare a Simone Vagnozzi, che ha raccolto lo straordinario lavoro fatto da Riccardo Piatti e oggi guida un giocatore come Sinner, che studia con lui per diventare numero uno al mondo. Più Bolelli, elemento di enorme esperienza. La strategia federale ha consentito agli allenatori di poter seguire i propri allievi anche in nazionale, percorrendo un intero sistema che parte dalla scuola tennis e arriva fino alla maglia azzurra”.

Ma il team al servizio dei giocatori era molto più ampio, unito dal desiderio di lavorare per la formazione di un ambiente virtuoso, terreno fertile per piantare i semi del trionfo mondiale. “Parto da Volandri – continua Dell’Edera –: uno che da giocatore ha vissuto esperienze straordinarie, raggiungendo l’eccellenza, e poi ha messo tutto ciò al servizio della squadra e dell’intero settore tecnico, innalzando le proprie competenze. Al suo fianco c’è Umberto Rianna: un coach eccellente che ha ottenuto risultati straordinari con vari giocatori, e che oggi affianca i vari allenatori per trasferire esperienze. Sia Volandri sia Rianna sono tecnici nazionali, il top delle qualifiche che l’ISF mette a disposizione nell’ambito degli insegnanti”.

Poi ci sono i due preparatori mentali, eccellenze di una qualifica federale nata 13 anni fa, con un bando di concorso riservato solamente ai laureati in psicologia, con specializzazione in psicologia dello sport. “Nella nostra nazionale abbiamo due figure diverse: c’è Lorenzo Beltrame, maestro di tennis, nostro consulente per la parte mentale e braccio destro di Jim Loehr, guru mondiale per quanto riguarda gli sport individuali, per la sua capacità di portare la componente mentale dentro al campo. E poi c’è uno psicoterapeuta come Danilo De Gasperi, ugualmente prezioso al servizio dei nostri atleti e docente dell’ISF”.

A loro si aggiungono gli specialisti della parte atletica, coordinati da Stefano Barsacchi, oggi responsabile dell’area fisico motoria del settore maschile. “Un preparatore fisico di secondo grado – dice ancora Dell’Edera – che vanta esperienze straordinarie nel mondo. Un’eccellenza messa a disposizione dei preparatori personali dei giocatori”. A Malaga c’erano Damiano Fiorucci (Musetti) e Davide Cassiniello (Sinner), ma anche Umberto Ferrara (Sinner) è stato costantemente in contatto col team.

Come dimenticare poi lo staff medico sportivo, coordinato da Luca Semperboni, già direttore del J Medical della Juventus. “Un professionista – continua il direttore dell’ISF – attento non solo alle problematiche quotidiane dei giocatori, ma anche al loro recupero tra un impegno e l’altro. A coadiuvarlo tre fisioterapisti: Francesco Paperini, Luca Farinelli e Claudio Zanetti il quale è anche osteopata. Tutti con qualifica federale di secondo grado”.

Altro aspetto straordinariamente importante è quello curato da Pierpaolo Melis, tecnico degli attrezzi della nazionale. Un ruolo importantissimo sia nell’ambito della costruzione dei giocatori, perché l’utilizzo di attrezzi inadeguati può incentivare gli infortuni, sia nella ricerca dell’eccellenza nella performance. “Il tecnico degli attrezzi – dice ancora Dell’Edera – non deve essere solo una figura che si occupa di incordare le racchette, ma anche un grande conoscitore degli aspetti psicofisici correlati alla cura del telaio. Quando un giocatore cambia racchetta durante un incontro, spesso cambia tensione in base non solo alle variabili date da palline o campo, ma anche secondo aspetti emozionali. Melis incorda le racchette esattamente come si incorda un violino, e sa aiutare i giocatori a prevenire gli infortuni e individuare l’assetto adeguato alle necessità di ogni momento.

All’interno del team Graziano Risi, dirigente federale di secondo grado, nonché consigliere addetto al settore tecnico e all’Istituto, con esperienze sia da direttore della scuola nazionale maestri sia del settore tecnico maschile. “Il suo ruolo – continua – è quello di fare da trait d'union fra il Consiglio federale e le esigenze della squadra”. Poi c’è lo stesso Dell’Edera, team manager, che insieme a Volandri e Rianna ha lavorato per far combaciare tutte le varie aree, così che i giocatori ne potessero beneficiare al meglio. Un ruolo che prima è stato per anni e anni di Sergio Palmieri: un’eccellenza del nostro movimento, che a Malaga non è voluto mancare e ha fatto la sua parte, trasferendo a Dell’Edera competenze ed esperienze. “Infine – aggiunge il direttore dell’ISF – è doveroso citare tutti i dipendenti della Federazione, i quali si adoperano per mettere il team nelle condizioni di lavorare con tutte le comodità che solo una struttura organizzata, formata da dipendenti di qualità, può permettere. Un lavoro dietro le quinte, ma determinante”.

Questo team vincente – aggiunge Dell’Edera – è ciò che sogniamo di costruire nelle 2.000 scuole tennis d’Italia: ci piace immaginarle come dei piccoli centri tecnici, all’interno dei quali, grazie alle nuove strategie federali, ognuno può sognare la maglia azzurra. Sia direttamente, cioè nel ruolo di giocatori, sia indirettamente, come coach o altre figure. Il nostro è un processo di formazione continua, coordinato dai centri tecnici nazionali di Tirrenia, con Filippo Volandri, e di Formia, con Vittorio Magnelli. Abbiamo innalzato la cultura sportiva e le competenze degli insegnanti, offrendo così opportunità sempre più grandi ai 150.000 bambini che giocano a tennis e possono sognare di vestire un giorno la maglia della nazionale”.

Un desiderio comune a tutti: dai ragazzini alla nostra punta di diamante Sinner, che fra Torino e Malaga ha messo a tacere molte critiche. “Ci ha mostrato come, per arrivare al top della condizione a determinati appuntamenti, a volte servano delle rinunce. Questo non vuol dire siano dovute a uno scarso attaccamento alla maglia della nazionale, ma semplicemente al desiderio di poter fare le cose nella maniera ideale.

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